Genero e braccio destro di Serafino Ferruzzi, il re della soia e dei cereali italiano, Raul Gardini prese le mani dell’intero regno dei Ferruzzi e nel 1987 scalò la Montedison, la maggiore società chimica privata d’Italia. Il suo sogno era costruire un impero della cosiddetta chimica verde, partendo dalle materie prime agricole trasformandole in carburanti come il bio-diesel.
Ma Montedison non era solo chimica e farmaceutica. Sotto la guida dell’ex capo azienda Schimberni, Montedison entrò nel campo assicurativo, comprando la compagnia Fondiaria. Schimberni portò la compagnia a un fatturato record di 14mila miliardi di lire. Ma con la crescita del giro d’affari sale anche l’indebitamento a quota 7.800 miliardi di lire. L’arrivo di Ferruzzi che con il 40% del capitale diventa il primo socio ampliò ulteriormente il giro d’affari ma con esso anche l’indebitamento che da allora diverrà la Spada di Damocle sospesa sull’intero gruppo. Che comincerà a dismettere asset tra cui la Standa che finì alla Fininvest e Iniziativa Meta, la cassaforte di partecipazioni ceduta a Ferruzzi Finanziaria.
Ma l’obiettivo per il vulcanico Gardini era l’assalto al grande competitor pubblico, la chimica di Eni, attraverso Enichem. Per creare un grande polo della chimica nazionale e che scatenò quella che verrà ricordata come la guerra chimica a cavallo degli anni 90 e che ruotò intorno alla joint venture Enimont dove il 40% era in capo alla Montedison, un 40% di Eni e il 20% sul mercato. La jv ebbe vita breve. Gardini attendeva gli aiuti promessi dal Governo sotto forma di sgravi fiscali che non arrivarono e tentò di acquisire parte del 20% sul mercato per salire in maggioranza. Nel frattempo, i Ferruzzi tolsero le deleghe a Gardini e lo estromisero dalla gestione aziendale. La jv si sciolse e Montedison, fortemente indebitata, cedette le attività chimiche a Eni. Sarà poi la magistratura a dare il colpo di grazia con l’inchiesta Mani pulite. Dopo il suicidio in carcere dell’allora presidente dell’Eni, Gabriele Cagliari, Gardini temendo di essere coinvolto in prima persona nella vicenda delle tangenti ai partiti, si suicidò a sua volta il 23 luglio del 1993. Ma la vicenda Montedison fu quella che portò l’intero gruppo Ferruzzi, una conglomerata che dal tradizionale business nell’agricoltura si era espansa in molteplici settori, dalla chimica alla farmaceutica, all’alimentare, alle assicurazioni, al dissesto.
Nel 1992 il gruppo Ferfin si ritrova con debiti finanziari per 25mila miliardi di lire su un patrimonio netto di meno di 1 miliardo. Situazione insostenibile che vedrà la resa alle banche creditrici capitanate dalla Mediobanca di Enrico Cuccia che misero sotto tutela il gruppo in un piano lacrime e sangue di ristrutturazione e che portò al dissolvimento dell’impero della famiglia di Ravenna. E con esso alla fine del sogno della chimica privata italiana. Un intervento necessario ma che suscitò più di una polemica. A distanza di anni Carlo Sama braccio destro di Gardini e membro della famiglia parlerà di esproprio vero e proprio.