Il 1° gennaio del 1999 è una data dal forte valore simbolico. Nella notte di Capodanno ecco spuntare il tanto atteso euro, la moneta unica dell’Unione dopo un percorso di avvicinamento e convergenza che durava da anni, dal Trattato di Maastricht entrato in vigore nel 1993. Per i primi tre anni è stata una moneta scritturale, utilizzata unicamente per fini contabili, ad esempio nei pagamenti elettronici.
Il contante è entrato in circolazione soltanto il 1° gennaio 2002, quando ha sostituito le banconote e le monete denominate nelle valute nazionali a un tasso di conversione fisso. I rapporti di cambio furono fissati sul paniere Ecu con il valore di ogni moneta fissato due anni prima dell’avvio della moneta unica con il presupposto che nessuna valuta nazionale avrebbe dovuto svalutare da allora fino all’introduzione della moneta unica. Per la lira il tasso fu così fissato a 1.936,27 per euro. L’euro era il sogno dei padri fondatori dell’Europa. Ma la creazione della moneta unica senza politiche fiscali comuni e senza un’Unione bancaria rende il progetto dell’Europa unita monco e incompleto.
Negli anni successivi finirà per approfondirsi, anziché stemperarsi a livello politico e finanziario, una sorta di divario tra i Paesi cosiddetti virtuosi nelle politiche di bilancio del Nord Europa contro il cosiddetto lassismo dei conti pubblici del Sud Europa. Una costruzione europea quindi ancora a metà del percorso.