L’alba del nuovo secolo fu particolarmente densa di ottimismo. La grande liquidità immessa nei mercati dalle banche centrali per varie ragioni (compresa la paura del glitch informatico per il cambio di data) provocò un forte rialzo che coinvolse anche Piazza Affari, con il massimo dell’indice Mib toccato il 9 marzo. La fiducia in una corsa all’infinito dei valori delle attività finanziarie contagiò operatori e singoli risparmiatori. L’avvento di una tecnologia pervasiva come Internet, la rete, il Web mise benzina sul fuoco dell’ottimismo incondizionato. Bastava che a quotarsi sul listino arrivasse un’impresa con il suffisso .com et voilà il mercato era disposto a riconoscere multipli di prezzo mai visti prima.
Ci fu un’ondata di quotazioni di start up in perdita su cui gli analisti scommisero su crescita a doppia cifra estesa all’infinito. Basta ricordare la vicenda di Tiscali, l’operatore sardo di tlc fondato da Renato Soru che arrivò a capitalizzare più della stessa Fiat, o una sconosciuta società di informatica, la Finmatica, che nei primi quattro mesi in borsa arrivò a crescere del 4000%. Fu coniato il termine di “esuberanza irrazionale” per descrivere quella fase della storia finanziaria. Dall’11 marzo progressivamente la bolla esplose con tutto il suo fragore. L’indice Nasdaq, che aveva quintuplicato il suo valore Si torna sulla Terra con i titoli legati a Internet che si sgonfiano come neve al Sole.o dei conti pubblici del Sud Europa. Una costruzione europea quindi ancora a metà del percorso.