scrolla per leggere
Dalle silhouette scultoree ai materiali sperimentali, alla sostenibilità come premessa al dialogo tra arte e tecnologia. La 63ª edizione del Salone del Mobile.Milano (8–13 aprile 2025) ha segnato l’ennesimo punto di svolta per il settore. Oltre 2.100 espositori da 37 Paesi, oltre 169 mila metri quadrati espositivi, più di 300 mila presenze.
Una piattaforma internazionale che conferma Milano come capitale della cultura del progetto. Ma soprattutto, un osservatorio privilegiato per leggere le direzioni future del design. Tra debutti, ritorni e collaborazioni inattese, ecco come Milano ha designato quattro traiettorie che definiscono l’estetica del design prossimo venturo.
Materiali innovativi
La materia torna protagonista. Ma non è più solo nobile o tecnica: si fa portatrice di nuove sensibilità tattili, visive e ambientali. Vetri termoformati, ceramiche strutturali, fusioni ibride tra arte e funzione raccontano una ricerca che passa per la sostanza, e non solo per la forma.
Zanellato/Bortotto per Moroso
Con Clay, poltroncina imbottita il cui schienale è costituito da una lastra in ceramica, il duo di designer prosegue il lavoro di recupero delle manifatture antiche. Un progetto che restituisce centralità alla materia, capace di farsi scultura e memoria, tra sperimentazione cromatica e savoir-faire artigianale. Un’estetica essenziale, che parla il linguaggio della materia plasmata.
Clay, la poltroncina imbottita con schienale di ceramica, di Zanellato/Bortotto per Moroso
La coppia di designer Giorgia Zanellato e Daniele
Bortotto
Design sostenibile
Non più un’aggiunta etica, ma una condizione imprescindibile. La sostenibilità si traduce in filiere corte, processi circolari, impatti minimi e visioni condivise. Il design si fa agente di trasformazione culturale, partendo dall’intelligenza produttiva e arrivando alla responsabilità sociale.
Giacomo Moor per Cappellini
Il tavolo Mathare, nato da un progetto di cooperazione con LiveinSlums in Kenya, arriva al Salone in versione semplificata e serializzabile per Cappellini. Non solo forma e funzione: è il concetto stesso di design a farsi sostenibile, etico, condiviso. Un’idea che parte da lontano – Nairobi – e arriva nei cataloghi dei grandi brand internazionali.
Il tavolo Mathare realizzato da Moor per Cappellini
Giacomo Moor, progettista e direttore dell'omonimo studio a Milano
Interconnessione tra arte e design
Le discipline si contaminano, si fondono, si confondono. L’oggetto non è più solo d’uso: diventa racconto, visione, installazione. L’arte entra negli interni e il design occupa lo spazio dell’immaginazione, con risultati sempre più ibridi e narrativi.
Six N. Five per Poltrona Frau
L’artista digitale argentino, all’anagrafe Ezequiel Pini, firma una collezione di luci e tappeti per il brand di Lifestyle Design, trasportando il suo universo visivo – onirico, fluido, visionario – all’interno di un lessico più tradizionale. Il risultato? Oggetti che sfumano i confini tra funzionalità e immaginario, tra prodotto e installazione.
L’artista digitale Ezequiel Pini, in arte Six N. Five
La lampada da terra Foliage, di design Six N. Five
Tecnologia e artigianato
Due mondi apparentemente opposti che trovano, oggi più che mai, un equilibrio possibile. Il gesto manuale si innesta sul pensiero industriale, la macchina asseconda la sensibilità dell’autore. Il risultato è un design che parla due lingue: quella del futuro e quella delle origini.
Naoto Fukasawa per De Padova e Zanat
Due progetti, due anime: da una parte l’Auro Table, tavolo-scultura in marmo, ellittico o tondo, che impone una presenza silenziosa e monumentale nello spazio; dall’altra, per il brand bosniaco Zanat, lo sgabello Mostar e il Drvo Table, che uniscono intaglio manuale e linee essenziali. L’unione di gesture antiche e pensiero contemporaneo definisce la nuova classicità del design.
Il maestro Naoto Fukasawa
L’Auro Table di Fukasawa, tavolo-scultura in marmo naturale
Il Salone del Mobile 2025 ha raccontato un design sempre più stratificato, dove la materia diventa linguaggio, il gesto è consapevole, l’oggetto si apre a nuove dimensioni d’uso e di senso. Al centro, resta il progetto: inteso non solo come soluzione formale, ma come strumento culturale capace di leggere e interpretare la complessità del tempo.
Alla 63ª edizione del Salone del Mobile, Euroluce è tornata a illuminare il mondo del design con una visione evoluta della luce: non solo funzione, ma esperienza, benessere, relazione. Nell’edizione 2025, i grandi nomi del settore hanno raccontato un nuovo modo di progettare: Flos B&B Italia Group ha confermato la sua centralità con il ritorno di Piero Gandini; Luceplan ha esplorato leggerezza e interazione con le lampade Dansì e Posi; Foscarini ha rivisitato il classico chandelier in chiave contemporanea; Oluce ha celebrato i suoi 80 anni con la Mini Spider, icona rivisitata di Joe Colombo.
Lodes ha presentato soluzioni outdoor personalizzabili, mentre Artemide ha riaffermato la propria vocazione per una luce responsabile e centrata sulla persona. Più che oggetti, le lampade viste a Euroluce sono diventate strumenti per costruire atmosfera e identità, perché oggi la luce non si limita a illuminare: definisce il modo in cui viviamo lo spazio.