4AIM SICAF (Società di Investimento per azioni a Capitale Fisso) è un Organismo

di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) che è stato autorizzato da Banca d’Italia il 23 febbraio 2016. Finora ha raccolto circa 25 milioni di euro per sottoscrivere prevalentemente azioni nell’ambito di collocamenti finalizzati alla quotazione in Borsa al mercato EGM e successivi aumenti di capitale. La società rappresenta per gli investitori istituzionali uno strumento efficiente e un’eccellente opportunità per investire in PMI italiane, contribuendo al finanziamento di aziende con significative prospettive di sviluppo. 4AIM SICAF nel dicembre 2020 ha adottato una struttura “multicomparto” con l’istituzione di un Comparto 1 “MTF” (coincidente con l’area di investimenti focalizzata su Euronext Growth Milan) e un Comparto 2 di nuova costituzione esclusivamente dedicato al Crowdfunding. 4AIM SICAF viene affiancata da Ambromobiliare, market leader nelle quotazioni su Euronext Growth Milan, nella parte tecnica di analisi degli investimenti e nell’Advisory per le IPO.

Allargare la politica di investimento andando oltre le aziende quotate su EGM: è quanto si appresta a fare 4AIM SICAF (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio), con l’obiettivo di crescere ulteriormente. Giovanni Natali, Amministratore Delegato e Direttore Generale della società, spiega il progetto.

Quali sono le novità relative a 4AIM SICAF?

«L’assemblea dello scorso 16 aprile ha conferito al CdA una delega ad aumentare il capitale sociale a pagamento, in una o più volte entro il termine di cinque anni, per un importo massimo di complessivi 20 milioni di euro. Per l’AUCAP guardiamo “a fondi pensione, ma Comparto 1 MTF. Gli obiettivi sono: ampliarne i target di investimento, includendo anche l’investimento in strumenti finanziari negoziati in mercati regolamentati e con prevalenza su PMI; eliminare alcune restrizioni settoriali quali, ad esempio, il settore finanziario (uno dei settori più rappresentati dell’EGM per una quota pari a circa l’11%)».

Dunque allargate la vostra politica di investimento, non più solo EGM.

«Al 31 dicembre 2023 avevamo oltre 50 partecipate quotate su EGM. È una necessità e una scelta che da investitore sento di dover fare, anche se con un po’ di dispiacere perché ho fondato una società che si chiama 4AIM e sono Presidente di Assonext (Associazione Italiana delle PMI quotate su EGM). Purtroppo al terzo anno di fila che il mercato non performa io non posso guardare solo a 210 titoli; da qui la proposta di estendere la politica di investimento mantenendo un focus sulle PMI, ma anche a quelle quotate su mercati regolamentati che fino a oggi erano preclusi. In sostanza, invece di guardare a 210 titoli, potremmo guardarne 300-400».

State anche valutando un riassetto organizzativo?

«Il CdA ha anche deliberato di avviare uno studio di fattibilità che ha come oggetto potenziali operazioni straordinarie o di integrazione con l’obiettivo di efficientare i costi e rendere maggiormente flessibile la struttura e l’operatività societaria».

Fin qui, le parole di Giovanni Natali. Viene da pensare che l’operazione in cantiere riguardi le altre due società della galassia: Ambromobiliare, società di consulenza specializzata in servizi di Financial Advisory quotata su Euronext Growth Milan, e MIT SIM, intermediario quotato su Euronext Growth Milan e specializzato nella prestazione dei servizi di investimento. L’Amministratore Delegato di 4AIM SICAF non si sbilancia, essendo entrambe le società quotate e avendo la necessità di fare passaggi formali prima di dare più dettagli sulle potenziali operazioni straordinarie su cui ha deliberato il CdA.

Natali, che cosa dobbiamo aspettarci dal mercato Euronext Growth Milan?
«Il mercato EGM anche nel 2023 è stato condizionato negativamente da una serie di variabili di carattere macro e microeconomico come l’importante deflusso di masse dai fondi Pir: i Pir sottoscritti 5 anni fa hanno maturato il beneficio fiscale sul capital gain e quindi molti sottoscrittori stanno disinvestendo a favore di alternative come il BTP. I fondamentali di molte delle società quotate su EGM sono ottimi e il mercato non li sta valorizzando adeguatamente; per tale ragione riteniamo che questo rimanga comunque un momento propizio per investire sul mercato EGM e per puntare su aziende quotate a prezzo di saldo per motivi tecnici e non per i fondamentali. Continuano a non mancare le candidate alla quotazione, noi incontriamo continuamente imprenditori che guardano alla Borsa, ma è innegabile che siamo in un momento di stallo. L’anno scorso c’era una crisi di secondario e oggi si fa fatica a fare anche il primario. Credo che tanto sarà più veloce la discesa dei tassi, tanto sarà più rapida la ripresa delle IPO».

A2A è il primo player in Italia nell’ambito dell’economia circolare per il trattamento dei rifiuti, il recupero di energia da rifiuti urbani e per il teleriscaldamento; e il secondo operatore energetico nazionale per capacità installata ed energia elettrica distribuita. Quotato in Borsa, con oltre 13mila dipendenti, gestisce la generazione, la vendita e la distribuzione di energia e la vendita e la distribuzione di gas, il teleriscaldamento, il ciclo dei rifiuti, la mobilità elettrica e i servizi smart per le città, l’illuminazione pubblica e il servizio idrico integrato. La transizione ecologica è il cardine della sua strategia per cui ha approntato un piano di investimenti da 22 miliardi di euro in 12 anni, focalizzato su infrastrutture, persone e imprese, decarbonizzazione e sviluppo future-fit. A2A, impegnata a realizzare infrastrutture sui territori per promuovere la crescita sostenibile del Paese, garantisce l’eccellenza delle proprie performance operative attraverso continui investimenti in ricerca, innovazione e digitalizzazione.

In un contesto che vede il cambiamento climatico, l’inquinamento e lo spreco di risorse come fattori sempre più impattanti sulla qualità della vita, si rafforza la responsabilità e l’impegno di A2A come Life Company: contribuire al raggiungimento dei target nazionali e internazionali di decarbonizzazione. Il 2035 sarà un anno cruciale per la transizione ecologica e A2A si prepara ad affrontare questa data con un piano strategico che abbraccia i prossimi 12 anni. «Il Gruppo ha dimostrato la capacità di raggiungere importanti obiettivi industriali ed economici, in anticipo rispetto a quanto previsto nel primo piano decennale presentato nel gennaio del 2021», afferma Renato Mazzoncini, amministratore delegato A2A. «Forti di questi risultati abbiamo scelto un orizzonte più ampio, per definire un traguardo intermedio rispetto al net zero del continente al 2050. Abbiamo aumentato gli investimenti a 22 miliardi, di cui il 44% destinati a business con bassa volatilità, per infrastrutture dedicate all’Economia circolare e alla Transizione energetica che si confermano i pilastri della nostra strategia. Saremo in grado di creare valore sostenibile assicurando solidità finanziaria e rendimenti ai nostri azionisti». Infrastrutture, persone, imprese, decarbonizzazione e sviluppo future-fit gli elementi chiave della strategia.

A2A ha infatti previsto di investire 22 miliardi di euro, 6 per l’economia circolare e 16 per la transizione energetica, di cui 10 miliardi su business a bassa volatilità. In ambito economia circolare, i 6 miliardi di capex verranno destinati al settore ambientale, con il continuo impegno del Gruppo per azzerare il conferimento in discarica e favorire la chiusura del ciclo dei rifiuti, al teleriscaldamento e al ciclo idrico integrato per la tutela dell’acqua. I 16 miliardi dedicati alla transizione energetica mirano a favorire l’elettrificazione dei consumi attraverso lo sviluppo delle reti elettriche e il forte impulso alle rinnovabili, con 4,6 miliardi di euro di investimenti dedicati allo sviluppo di un portafoglio FER da 5,7 GW nel 2035, grazie al quale alla stessa data saranno prodotti oltre 10 TWh di energia verde. «Il nostro obiettivo è continuare a contribuire al processo di decarbonizzazione del Paese attraverso investimenti concreti per sostenere l’elettrificazione dei consumi, lo sviluppo delle rinnovabili, la chiusura del ciclo dei rifiuti e migliorare l’efficienza del ciclo idrico», spiega Mazzoncini. «In questo contesto di lungo periodo si inquadra anche l’operazione straordinaria da 1,2 miliardi di euro per l’ampliamento della rete elettrica, che consentirà di raggiungere una RAB di 3,4 miliardi nel 2035 consolidando la nostra posizione come secondo operatore italiano e tra i primi in Europa per energia elettrica distribuita». Oltre a reti e rinnovabili, per sostenere il processo di decarbonizzazione il Gruppo punta inoltre sulla mobilità elettrica, con l’obiettivo di far crescere la rete di ricarica dai 2mila punti del 2023 ai 34mila previsti nel 2035.

Nel nuovo Piano c’è spazio anche per la conferma dell’impegno del Gruppo in ambito ESG, con un’attenzione particolare alle persone: ha infatti preso il via «A2A Life Caring», un piano a supporto della genitorialità in una fase storica caratterizzata dal continuo calo demografico del Paese. Il progetto prevede per tutte le mamme un mese aggiuntivo di maternità retribuito al 100% e un mese di congedo retribuito al 100% per tutti i neopapà. Il Gruppo inoltre contribuirà alle spese sostenute dai dipendenti per servizi relativi all’istruzione dei figli – come libri, tasse scolastiche, asili nido, baby sitter - differenziate per fasce di età e fino al compimento dei diciotto anni. «Il crollo demografico è una delle sfide più urgenti e complesse che l’Italia deve affrontare. Anche su questo tema siamo consapevoli che le aziende hanno una responsabilità sociale a cui non possono sottrarsi e per questo, nel nostro nuovo Piano Strategico al 2035, abbiamo stanziato 120 milioni di euro per sostenere i nostri colleghi nel percorso di crescita dei propri figli, o nei loro progetti futuri di genitorialità», commenta Mazzoncini. «Per il futuro del Paese è importante che realtà come A2A supportino la pubblica amministrazione nel portare avanti politiche che garantiscano le migliori prospettive alle persone. L’auspicio è che la nostra esperienza possa essere di esempio per favorire un cambio culturale su questi temi».

Il modello Acea è una storia di successo nell’integrazione dell’IA nella gestione della risorsa idrica. L’azienda, attraverso l’utilizzo della tecnologia, ottimizza la gestione dei flussi, riducendo il consumo di acqua e facilitando la riduzione delle perdite. Acea ha piattaforme potenziate dall’IA già distintive. Waidy® Management System: piattaforma cloud integrata con sistemi operativi di gestione del servizio idrico integrato. Sfrutta l’IoT per interfacciarsi con la sensoristica smart presente sul territorio e si avvale dell’AI e delle logiche predittive del machine learning, per segnalare in real time interventi di manutenzione sul campo. Oggi, grazie al supporto del WMS, sono stati riscontrati benefici nell’individuazione delle perdite che, su singolo distretto, ne hanno permesso la riduzione fino al 35%. La piattaforma innovativa ha apportato, altresì, un miglioramento generale nella qualità di gestione della rete, consentendo - grazie alle funzioni predittivo/adattive - un monitoraggio continuo e puntuale dei livelli di servizio, minimizzando le perdite e garantendo la resilienza dei sistemi acquedottistici. L’utilizzo del WMS ha ridotto la frequenza dei guasti fino al 25%.

ACEA è uno dei principali gruppi industriali italiani, quotato in Borsa nel 1999. Si occupa di servizio idrico integrato, distribuzione di energia elettrica, illuminazione pubblica e artistica, vendita di energia e gas, produzione di energia principalmente da fonti rinnovabili, trattamento e valorizzazione dei rifiuti. È il primo operatore nazionale nel settore idrico con circa 10 milioni di abitanti serviti, tra i principali player italiani nella distribuzione di energia e tra i maggiori operatori in Italia nel settore ambiente con circa 1,8 mln di tonnellate annue di rifiuti gestiti.

La strategia del gruppo prevede nell’idrico la crescita a livello internazionale, esplorando nuove opportunità sul mercato estero attraverso la partecipazione a gare, il supporto alle istituzioni centrali e locali, la valutazione di eventuali opportunità in Europa, Africa, Medio Oriente anche tramite nuove partnership, con particolare attenzione alle tecnologie ad alto potenziale di crescita. Oltre ad essere primo operatore in Italia, Acea già serve circa 10 milioni di clienti all’estero, tramite le sue società partecipate in America Latina e punta al consolidamento delle proprie attività in Honduras e Perù. Da sempre attenta alla tutela dell’acqua, l’Azienda svolge attività specifiche che riguardano tutte le fasi della filiera idrica: dalla salvaguardia delle sorgenti alle determinazioni analitiche per monitorare la qualità della risorsa. Il tutto con un obiettivo ben definito, perseguito attraverso l’innovazione tecnologica e la sensibilizzazione al consumo responsabile: portare nelle case e nelle città acqua potabile e controllata.

Nel settore idrico ACEA ha intrapreso un approccio innovativo allo sviluppo gestionale e organizzativo, volto a prevenire e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, minimizzare le perdite e garantire la resilienza dei sistemi acquedottistici. Rientrano in questo approccio gli accordi e le sinergie con altri operatori per la condivisione di know-how tecnologico e la spinta verso la digitalizzazione delle infrastrutture. Nel Piano Industriale recentemente approvato ha messo in campo un forte piano di investimenti per il settore di 4,7 mld di euro ed è pronta a svolgere un ruolo rilevante, collaborando con le istituzioni e i settori produttivi per realizzare gli interventi necessari a rendere il sistema più efficiente, funzionale e sostenibile a servizio del Paese.

Il Gruppo si è aggiudicato complessivamente finanziamenti dal PNRR per 680 milioni di euro nel settore idrico. La sola Acea Ato 2 (società che gestisce il servizio idrico integrato nella Capitale e area metropolitana) ha ottenuto dal PNRR finanziamenti per circa 227 milioni di euro, nel periodo 2021-2026, per la realizzazione di diversi interventi strategici che riguardano le reti di adduzione e distribuzione, il recupero della risorsa (perdite idriche) e i servizi di fognatura e depurazione. Tra gli interventi da realizzare anche diverse opere di ammodernamento ricadenti nel sistema acquedottistico del Peschiera. Nei prossimi anni, l’Azienda sarà anche impegnata nell’opera più importante a livello nazionale nell’idrico, il raddoppio del Peschiera, dal valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. Il sistema acquedottistico del Peschiera è uno dei più antichi d’Europa. L’acquedotto Peschiera Alto è in esercizio da oltre 80 anni ed è costituito da una galleria realizzata sotto una montagna in un’area con problematiche di ordine geomorfologico: rappresenta l’infrastruttura idrica più importante per la città di Roma, da questa dipende infatti circa l’80% dell’approvvigionamento della Capitale.

L’azienda punta sull’innovazione anche a livello organizzativo con AmplifonX, una startup interna che è responsabile della progettazione, creazione e sviluppo di tecnologie proprietarie. Per ottimizzare i processi audiometrici e identificare chiaramente le esigenze del cliente, AmplifonX ha sviluppato OtoPad, un audiometro basato su iPad, certificato e sviluppato internamente su una nuova tecnologia proprietaria. Amplifon è impegnata a creare valore per tutti i suoi stakeholder, migliorando la vita delle persone, valorizzando i talenti e sensibilizzando le nuove generazioni sul benessere uditivo. Questi driver trovano spazio nel Piano di Sostenibilità dell’azienda, fondato su quattro aree: prodotto e servizio, persone, impatto sulla comunità, etica. In particolare, per quanto riguarda le persone, Amplifon fornisce ai propri dipendenti oltre 400mila ore di formazione l’anno. Le persone dell’azienda rappresentano oltre 100 diverse nazionalità e il 74% dei dipendenti (e circa la metà delle posizioni manageriali) è composta da donne. Amplifon è considerata Top Employer per l’eccellenza nella gestione delle risorse umane in Europa, Nord America e Nuova Zelanda. L’impegno dell’azienda in favore delle comunità nelle quali opera si è concretizzato nel 2020 con la nascita di Fondazione Amplifon, onlus del gruppo che opera in Italia e Portogallo (e a breve anche in Australia e Francia) per l’inclusione sociale delle popolazioni più fragili, in particolare degli anziani.

Amplifon è cresciuta progressivamente in Italia e poi, a partire dagli anni ’90, a livello internazionale, diventando nel tempo numero uno al mondo nel proprio settore con una quota del mercato globale del 13%. Oggi è presente in 26 Paesi di 5 continenti con quasi 10mila punti vendita e oltre 20mila persone, di cui oltre 10mila audioprotesisti, i professionisti specializzati nella cura dell’udito. La società ha ricavi annui di circa 2,3 miliardi di euro e una capitalizzazione di mercato superiore ai 7 miliardi di euro. L’headquarter globale di Amplifon è a Milano con un’organizzazione articolata in tre Region: EMEA, Americas e Asia-Pacific. L’area EMEA è la principale in termini di fatturato, pari a poco meno di 1,5 miliardi di euro nel 2023. L’area Americas ha superato per la prima volta i 400 milioni di euro di ricavi nel 2023, mentre l’Asia Pacifico si avvicina ai 350 milioni di euro annui. Il marchio Amplifon è presente in alcuni dei principali paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Svizzera ed Europa dell’Est), in Australia, Cina, India e Canada. Negli Stati Uniti, il gruppo opera nel retail con il marchio Miracle-Ear, tramite negozi diretti e franchisee, e con il marchio Amplifon nelle assicurazioni, mentre in Spagna e in America Latina è presente il marchio Gaes. Altri brand del gruppo sono Beter Horen (Olanda), Minisom (Portogallo), Bay Audio e Attune (Australia), Bay Audiology e Dilworth Hearing (Nuova Zelanda), Audical (Uruguay) e Medtechnica Orthophone (Israele).

Amplifon è quotata alla Borsa di Milano dal 2001 ed è inclusa nell’indice principale FTSE MIB dal 2018. Dal 2021, inoltre, fa parte dell’indice MIB ESG di Borsa Italiana, composto dalle 40 blue-chip italiane che adempiono alle migliori pratiche ESG. La società è presieduta da Susan Carol Holland, che ne è anche principale azionista, ed è guidata dal Ceo Enrico Vita. L’obiettivo di Amplifon è migliorare la qualità della vita delle persone aiutandole a ritrovare la capacità uditiva. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi nel mondo circa 1,5 miliardi di persone convivono con una forma di perdita uditiva e il numero è destinato a salire a 2,5 miliardi di persone nel 2050. Amplifon si caratterizza per la qualità e la personalizzazione del proprio servizio in tutto il mondo. In particolare, l’Amplifon Product Experience, che comprende i prodotti a marchio Amplifon e l’ecosistema multicanale dell’azienda, mette le persone al centro di un percorso in cui servizio e prodotto sono in piena sinergia. Ampli-easy, Ampli-connect, Ampli-energy e Ampli-mini sono le quattro categorie di prodotto della linea a marchio Amplifon.

L’ecosistema multicanale Amplifon è un sistema all’avanguardia nelle tecnologie digitali e nell’utilizzo dei big data. Grazie ad esso è possibile raccogliere e analizzare i dati di utilizzo dei dispositivi acustici, i feedback e i bisogni dei consumatori, e utilizzarli per offrire un’esperienza unica, personalizzata e distintiva. Infatti, l’Amplifon Product Experience, lanciata nei principali paesi in cui opera Amplifon, ridefinisce tutto il customer journey, dentro e fuori dal negozio, offrendo rapido accesso a servizi ad alto valore aggiunto, con l’obiettivo di aumentare sempre di più la soddisfazione del cliente. All’interno dell’ecosistema, l’App Amplifon rappresenta il primo punto di contatto con i consumatori e permette loro di gestire le funzioni dei dispositivi e fornisce suggerimenti sulla sostituzione delle batterie oppure sul programma di ascolto più adatto rispetto all’ambiente circostante grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Generali Italia è l’assicuratore più conosciuto in Italia con oltre 28 miliardi di euro di premi totali nel 2022, con un’incidenza di circa il 20% sul totale del mercato Danni e Vita, come confermato dalla Graduatoria premi del lavoro diretto italiano Ania. La Country, guidata dal Country Manager e Ceo, Giancarlo Fancel, vanta una Rete capillare di 40mila distributori distribuiti su tutto il territorio, oltre ai canali online e di bancassurance e 15mila dipendenti nelle varie sedi, tra cui Milano, Mogliano Veneto, Roma, Verona e Trieste. A Generali Italia fanno capo Alleanza Assicurazioni, Das, Genertel e Genertellife, Generali Welion, Generali Jeniot, Leone Alato e le attività della Business Unit Cattolica. Con l’obiettivo di sviluppare la migliore customer experience per clienti, agenti e distributori, lo scorso anno la Compagnia ha varato la nuova unità organizzativa «Health&Welfare»: un modello unico sul mercato italiano in linea con le best practice internazionali che unisce in un unico polo i segmenti di business Malattia e Infortuni per i clienti Retail, Imprese e Employee Benefits (Collettive), con un’offerta integrata per la prevenzione e la protezione della salute di famiglie, lavoratori e imprese che coniuga soluzioni assicurative e servizi innovativi; un modello operativo pienamente integrato tra sviluppo commerciale, pricing & underwriting, gestione sinistri e servizi; accesso al network di strutture sanitarie sul territorio.

Per 8 italiani su 10 la salute oggi rappresenta la principale preoccupazione: un’attenzione che non si limita alla malattia, ma che ha sempre più come orizzonte il benessere. La spesa sanitaria complessiva nel 2022 ammontava a 171,9 miliardi di euro, coperta per il 75.9% dalla spesa pubblica: 9% sul PIL. Anche l’allungamento delle aspettative di vita, infine, crea una domanda crescente di protezione.

In un Paese che oggi conta circa 4 milioni di cittadini non autosufficienti e 1,5 milioni di over 65 con gravi difficoltà nella cura della persona, la collaborazione tra pubblico-privato, l’attenzione al territorio e la svolta digitale si confermano ancor più fondamentali per il futuro del sistema sanitario. «Come Generali – racconta Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia – vogliamo promuovere una nuova cultura assicurativa che leghi soluzioni assicurative e comportamenti collettivi in una prospettiva sostenibile». In questo contesto la Compagnia guidata dal Ceo e Country Manager Giancarlo Fancel si è mossa mettendo a punto un innovativo modello che ha portato alla costituzione della unità integrata «Health&Welfare», affidata alla guida di Francesco Bardelli, Chief Health&Welfare and Connected Business Development Officer di Generali Italia e Ceo di Welion. «Si tratta – prosegue Monacelli - di un modello unico sul mercato italiano che unisce in un solo polo i segmenti di business Malattia e Infortuni per i clienti Retail, Imprese e Employee Benefits.» Un’offerta completa per la prevenzione e la protezione della salute di famiglie, lavoratori e imprese erogata grazie a Generali Welion – società di servizi health del Gruppo – con percorsi personalizzati di check-up, teleconsulto e programmi di wellness.

Oggi conta su un network di oltre 12.500 strutture mediche convenzionate di qualità e molto capillare: almeno 5 strutture presenti in ogni provincia e più di 11 strutture nel 63% delle province. La Compagnia garantisce inoltre un’offerta assicurativa a 360°, distintiva e altamente personalizzabile per la protezione delle famiglie, arricchita da servizi salute innovativi per la prevenzione e per la digital healthcare, al fine di aumentare ulteriormente l’accessibilità alle cure di qualità. Attenzione è riservata pure ai servizi di welfare dedicati alle imprese con un’offerta altamente personalizzabile e un focus particolare su adattabilità e semplicità per la fruizione del credito welfare o su campagne prevenzione e vaccinali.

Muovendosi con questa strategia, nel comparto Infortuni e Malattia, che vale circa 7 miliardi di premi, Generali oggi detiene una quota di mercato di oltre il 22%, con una raccolta premi che nel 2022 si è attestata a 1,6 miliardi di euro. Confermandosi un business strategico nel piano di sviluppo della Compagnia, orientato ad obiettivi di crescita sostenibile e fortemente attraversato dall’innovazione digitale, che anche nell’healthcare gioca un ruolo di primo piano. Basti pensare che la telemedicina è ormai una realtà: 7 pazienti su 10 sono propensi a utilizzare il servizio se proposto dal proprio medico curante per il trattamento della propria patologia e la quota di chi dichiara di averne fatto ricorso è passata dall’8% nel 2019 al 24% del 2022. Con questa consapevolezza, Generali attraverso Welion ed Europ Assistance ha avviato un percorso con fondi e casse per rendere più accessibili cure diagnostiche di qualità.

In linea con questa strategia si pone l’accordo siglato nel 2023 con il Gruppo San Donato, primo player sanitario italiano, per la realizzazione di un network di strutture sanitarie che si svilupperà sull’intero territorio italiano. «L’esperienza d’eccellenza del cliente – continua Monacelli - è il nostro mantra. Anche nella sanità vogliamo rendere disponibili competenze e tecnologie d’avanguardia per diagnostica e prevenzione». In partnership con il Gruppo San Donato, Generali sta sviluppando un modello che garantirà una smart health experience a 360 gradi attraverso l’impiego della tecnologia, l’aggiornamento in real time di risultati e terapie e il rinnovo delle prescrizioni tramite accesso digitale.

Nella nuova unità confluisce anche tutta la cultura di welfare aziendale sviluppata negli ultimi anni attraverso l’azione di Welfare Index PMI, l’indice che valuta il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese, arrivato oggi a coinvolgere 6.500 imprese di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni. «In Generali vogliamo promuovere in maniera sempre più decisa la partnership tra istituzioni e imprese per rilanciare i sistemi di welfare e innovare i modelli di servizio – conclude Monacelli -. Oltre a contribuire allo sviluppo del Sistema Paese, abbiamo rilevato come il welfare faccia bene anche ai bilanci delle aziende».

Nata nel 1985, Assoreti rappresenta le banche e le imprese di investimento caratterizzate dalla personalizzazione del servizio di consulenza al cliente attraverso la presenza sul territorio dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. I principali gruppi bancari, assicurativi e finanziari che operano in Italia garantiscono questo servizio con più di 26 mila professionisti, vale a dire il 75% dei consulenti iscritti all’Albo. Negli ultimi dieci anni il numero dei clienti è cresciuto in modo consistente, passando da 3,3 milioni di fine 2013 agli attuali 5 milioni di investitori che hanno affidato ad Assoreti più di 800 miliardi di euro, circa il 15% delle attività finanziarie complessive delle famiglie italiane; solo nello scorso anno il patrimonio è aumentato di circa 90 miliardi di euro, di cui 44 miliardi di raccolta e quasi l’equivalente per l’effetto performance dei mercati finanziari.

L’Assoreti rappresenta dal 1985 le banche e le imprese di investimento che hanno incentrato la propria attività di consulenza finanziaria su un modello di relazione con la clientela caratterizzato dalla personalizzazione del servizio e dalla presenza sul territorio attraverso i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede.

Questo servizio è rappresentato dai principali gruppi bancari, assicurativi e finanziari che operano nel Paese attraverso oltre 26 mila professionisti, il 75% dei consulenti finanziari iscritti all’Albo. Alla vigilia del suo quarantesimo anno, l’Assoreti, in funzione della centralità assunta dal settore che rappresenta, ha rafforzato il proprio impegno di partecipazione e guida nell’evoluzione della disciplina normativa a tutela di un modello, quello della consulenza finanziaria fuori sede, che è portavoce della custodia del primario punto di forza dell’economia italiana: il risparmio. Attraverso un trend costantemente positivo nel tempo, le reti di consulenza finanziaria hanno assunto un ruolo sempre più incisivo nella gestione del risparmio delle famiglie italiane. Lo hanno fatto, specialmente, con una caratteristica tipica di un modello che dal 1991 ha posto al centro la relazione con la clientela e la tutela del pubblico risparmio, rappresentando una vera guida, specie in questi momenti di maggiore incertezza economica e geopolitica.

Nell’impegno al dialogo con le istituzioni, al contributo allo sviluppo di una normativa coerente con le esigenze dell’industria, al sostegno all’integrità del mercato e alla tutela dei risparmiatori, il ruolo dell’Associazione è cresciuto di pari passo con l’attività delle Associate e la domanda di un servizio di consulenza di qualità da parte delle famiglie italiane. Guardando agli ultimi dieci anni, il numero di clienti è infatti aumentato consistentemente passando da 3,3 milioni di fine 2013 agli attuali 5 milioni di risparmiatori che hanno affidato masse per più di 800 miliardi di euro. Un patrimonio custodito e investito a beneficio del cliente e della sostenibilità economica del Paese che rappresenta oggi circa il 15% delle attività finanziarie complessive delle famiglie italiane, quota più che raddoppiata rispetto a quanto osservato ad inizio decennio (6,8%).

La preoccupazione per l’inflazione mosse le prime normative di garanzia e tutela del risparmio privato. Quest’innalzamento del concetto di politica economica e del principio del risparmio privato come elemento fondamentale per la crescita economica del Paese, nel settore della consulenza finanziaria è stato guidato fin dal principio da valori di conoscenza, competenza e piena espressione della volontà dell’investitore, alimentando il rapporto con gli italiani all’insegna di un sentimento di fiducia. La diffusione di molte categorie di strumenti finanziari, le interconnessioni tra i mercati a livello globale, la correlazione tra finanza ed economia reale sono fattori che oggi, pur creando crescenti opportunità di partecipazione al mercato e di gestione dei risparmi, hanno anche costituito le basi per una sempre maggiore complessità di comprensione del mercato.

La fiducia rappresenta quindi un elemento imprescindibile per orientare il risparmio italiano e la consulenza agli investimenti in Italia, tutelata da una disciplina unica sul mercato internazionale e da un sentimento di impegno sociale nella tutela del patrimonio delle famiglie italiane, che ha permesso a questo modello non solo la sua tenuta ma anche il suo progresso. Nel dispiego di un panorama prossimo futuro sempre più caratterizzato da nuove tecnologie, intelligenze artificiali e sensibilità emergenti alla cura sostenibile del Paese, la consulenza finanziaria ha trovato nella centralità del capitale umano le risorse per coniugare passato e futuro. Il futuro è qualcosa che non conosciamo. La fiducia è il ponte tra il noto e l’ignoto e questo sentimento è la guida per affrontare le prossime sfide.

Le reti di consulenza finanziaria hanno ottenuto risultati importanti, costanti e, di conseguenza, fiducia. Solo nello scorso anno, nonostante le difficoltà del contesto, il patrimonio è passato da circa 700 miliardi a quasi 800, di cui 44 miliardi di raccolta e quasi l’equivalente per l’effetto performance dei mercati finanziari. In futuro, l’apertura alle nuove generazioni che si apprestano a gestire oltre 70 miliardi nell’affiancamento e progressivo passaggio dai consulenti senior, il supporto delle nuove tecnologie a sostegno del capitale umano delle Reti, la continua evoluzione formativa e normativa, vedranno una sempre maggiore partecipazione dell’industria e dell’Assoreti anche nel più ampio dibattito istituzionale, rafforzando un sistema che oggi rappresenta un modello di eccellenza della finanza italiana.

ASTM Group è tra i principali player internazionali nel settore delle grandi infrastrutture: secondo operatore al mondo di reti autostradali in concessione, leader nella realizzazione di opere complesse e nella tecnologia applicata alla mobilità. Con circa 16.500 tra dipendenti e collaboratori in 15 Paesi nel mondo e un modello di business «One Company», ASTM incorpora competenze integrate che coprono l’intera catena del valore del settore delle infrastrutture. Gestione degli asset, costruzione e digitalizzazione delle infrastrutture: attraverso le società del Gruppo, ASTM contribuisce allo sviluppo economico e sociale dei territori in cui è presente. ASTM, infatti, intende essere protagonista della trasformazione digitale ed ecologica della mobilità, promuovendo progetti di innovazione tecnologica e di transizione ecologica per rendere le proprie infrastrutture sempre più sicure, smart e sostenibili.

ASTM è consapevole di come le infrastrutture autostradali, oltre a essere complesse opere ingegneristiche, rappresentino un asset strategico per la crescita economica e il benessere dei cittadini. Intervenire su queste opere, quindi, non significa solo modificare il tessuto connettivo di un territorio, ma anche contribuire allo sviluppo di un Paese, mettendo in connessione persone, merci e idee.

Concretamente, ASTM sta sviluppando e implementando diverse soluzioni tecnologiche che rappresentano di fatto la visione di Gruppo dell’«Autostrada del Futuro», ovvero un’infrastruttura digitale, resiliente e sostenibile. ASTM è attiva su diversi fronti che spaziano dall’adozione di sistemi di comunicazione veicolo-infrastruttura all’introduzione di sistemi di recupero di acqua piovana da piattaforma autostradale, che potrà poi essere reintrodotta nel ciclo produttivo locale. Inoltre, l’utilizzo di asfalto al grafene, l’introduzione di varchi intelligenti con un sistema di pedaggio «Free Flow», di sistemi antinebbia, di rilevamento contromano e di merci pericolose, sono alcune delle tecnologie avanzate che verranno applicate, proiettando così le tratte interessate in una dimensione tra le più moderne e green d’Europa. Una maggiore presenza di pannelli fotovoltaici, di stazioni di ricarica elettrica e l’inserimento dei distributori a idrogeno contribuiranno al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di Gruppo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 approvati da Science Based Targets Initiative.

Tra i sistemi citati, il «Free Flow» rappresenta un’importante innovazione in grado di migliorare sensibilmente la viabilità in prossimità delle uscite e degli snodi autostradali. Il sistema «Free Flow» è un metodo di esazione che consente di pagare il pedaggio senza soste né rallentamenti alle barriere: il veicolo viene identificato e classificato al passaggio, grazie a specifici portali di rilevamento. L’impiego del «Free Flow» comporta notevoli vantaggi agli utenti e benefici all’ambiente: senza alterazioni dei flussi di traffico, ovvero senza code né rallentamenti, aumentano i livelli di sicurezza e si riducono le emissioni inquinanti dei veicoli in attesa. Questo sistema innovativo consentirà, infine, di rimuovere progressivamente i caselli e le barriere autostradali per un’esperienza di viaggio più fluida e per un’infrastruttura più sostenibile.

Il passaggio sotto al portale non implica nessuna azione particolare da parte dell’utente, che potrà proseguire nel proprio percorso senza modificare la velocità di transito. La tecnologia di cui sono dotati i portali permette, infatti, di riconoscere il passaggio di un veicolo attraverso il rilevamento e l’aggregazione di diversi tipi di informazioni, quali ad esempio il volume e la lettura della targa. Coloro che dispongono di un dispositivo di telepedaggio a bordo della propria autovettura verranno automaticamente identificati dai portali, chi ne è sprovvisto potrà regolarizzare i transiti attraverso una piattaforma dedicata, oppure presso specifici punti fisici dislocati sul territorio. Essendo un sistema «pay per use», l’importo dovuto verrà calcolato sulla base del tratto autostradale realmente percorso.

ASTM è impegnata nell’implementazione del sistema «Free Flow» lungo una delle proprie concessionarie italiane: l’autostrada A33 Asti-Cuneo. Una prima fase di attivazione dei portali in modalità lettura sarà seguita dall’effettiva entrata in esercizio della nuova tipologia di pagamento. Il periodo transitorio ha lo scopo di accompagnare gli utenti nella conoscenza della nuova tecnologia e dei relativi metodi di esazione del pedaggio attraverso una specifica campagna di comunicazione multicanale, ideata per intercettare sia il traffico locale sia coloro che visitano il territorio occasionalmente.

L’impegno continuo nella ricerca di soluzioni innovative e sostenibili come il «Free Flow» è parte integrante della strategia di lungo periodo di ASTM, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente l’esperienza di viaggio e la qualità del servizio offerto ai propri clienti.

Autostrade per l’Italia è nei primi posti in Europa tra i concessionari di costruzione e gestione di autostrade a pedaggio. Sulla nostra rete viaggiano 4,6 mln di clienti e 2,7 mln di veicoli al giorno. Con circa 3mila km di rete gestita in tutta Italia mette in connessione 15 regioni e 60 province, assicurando un indispensabile servizio alla mobilità presso le maggiori aree metropolitane. Autostrade per l’Italia sta portando avanti un importante programma di ammodernamento e potenziamento della rete in gestione, attuato anche attraverso un nuovo assetto societario e gestionale, che vede la costituzione di nuove società per lo sviluppo delle linee strategiche del suo core business.

Quest’anno ricorrono i 100 anni dall’inaugurazione della prima autostrada al mondo, la Milano- Laghi, e quello dei 60 anni dell’apertura dell’Autostrada del Sole, spina dorsale del sistema Paese. Autostrade per l’Italia ha ultimato e promosso un progetto di ricerca qualche mese fa, insieme a esperti del mondo accademico, della ricerca e primari operatori del settore, per dare un primo contributo aperto e dinamico a un tema di grande rilevanza e attualità come quello dei trasporti, con l’obiettivo di trovare soluzioni per una mobilità che sia sempre più sostenibile.

In Italia le autostrade muovono circa il 90% del traffico passeggeri e circa l’85% del trasporto merci. Nello specifico per la sola rete gestita da Aspi, circa 3mila km, parliamo di 4,6 milioni di clienti al giorno, che entrano nel sistema autostradale.

Le autostrade sono e resteranno l’infrastruttura portante per l’economia e lo sviluppo del Paese e per la sua logistica. Forte è anche la relazione tra queste infrastrutture e il tessuto produttivo: le imprese si sono tipicamente insediate sui territori con una rilevante dotazione autostradale, generando così un’ulteriore crescita economica. Oggi si calcola che l’80% degli addetti alla manifattura italiana è occupato a meno di 20 km da un casello e che le sole autostrade italiane con il 3% dell’estensione della rete stradale totale, servono circa il 30% della domanda di trasporto merci su strada. Solo a gennaio di quest’anno Autostrade per l’Italia ha segnato il record per i volumi di traffico, per la prima volta segnando picchi con numeri superiori al 2007, l’anno del boom economico, a testimonianza di come Aspi sia abilitatore di un’economia in crescita.

È quindi necessario potenziare la rete autostradale e intervenire su alcuni assi importanti come quelli di Bologna e di Genova, punti nodali per l’economia del Paese. Così come rimane prioritario ammodernare l’infrastruttura. Le autostrade italiane sono le prime in Europa a sperimentare la rigenerazione su larga scala: nel 2023 solo sulla rete Aspi sono stati attivati ben oltre 130mila cantieri, in media più di 350 cantieri al giorno. Negli assi dove si concentrano i maggiori volumi di traffico Aspi ha in cantiere progetti estremamente complessi come il Passante di Bologna e la Gronda di Genova, necessari per apportare benefici alla rete, così come sta portando avanti il potenziamento dell’A1, nel tratto Milano-Bologna, il potenziamento dell’A11, dell’A14, dell’A13 e dell’asse Incisa-Valdarno. Allo stesso tempo sta eseguendo attività di ammodernamento su tutti gli assi principali.

La digitalizzazione e la decarbonizzazione rappresentano i due pilastri della cosiddetta «settima rivoluzione» nel settore dei trasporti, che si caratterizza essenzialmente per le innovazioni tecnologiche, come l’avvento dei veicoli a guida assistita e autonoma e la diffusione dei servizi di smart mobility. Queste grandi innovazioni riguarderanno tutte le modalità di trasporto, ma è indubbio che gli effetti maggiori si avranno proprio in quello stradale. Per questo Aspi sta investendo in questo settore; anche qui abbiamo un polo all’avanguardia, Movyon, centro di eccellenza per la ricerca e un’ulteriol’innovazione del Gruppo Autostrade per l’Italia. Le soluzioni digitali danno la possibilità di monitorare in tempo reale sia le infrastrutture, sia il traffico, i cui flussi vengono gestiti da remoto con l’allerta immediata al verificarsi di un’emergenza. Un esempio? Oggi Aspi si serve del digital twin di tutte le infrastrutture concentrate in un unico sistema, in modo da poter pianificare non solo lo stato delle attività, ma verificarne anche gli impatti e predisporre interventi mirati e definiti nel tempo.

La prospettiva di medio periodo è quella di un’autostrada completamente automatizzata, in grado di accogliere un numero maggiore di veicoli e di inviare agli utenti sempre più informazioni utili in tempo reale. Sono questi gli obiettivi del Programma Mercury, avviato da Autostrade per l’Italia a seguito del decreto Smart Road varato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2018. Ma non solo: i cinque gruppi di iniziative del programma contribuiranno attivamente anche al processo di decarbonizzazione. Autostrade per l’Italia è stato il primo operatore a effettuare con successo sulla rete italiana i test di guida autonoma (in collaborazione con la società controllata Movyon e con il Politecnico di Milano) in A8 e A26 anche in presenza di traffico e in galleria. Così come è stata la prima, e a oggi l’unica, concessionaria ad aver sperimentato e adottato il Tutor, un sistema completamente automatico di rilevazione degli eccessi di velocità su tratte omogenee.

Azimut è un gruppo indipendente e globale nell’asset management, nel wealth management, nell’investment banking e nella fintech, al servizio di privati e imprese. Public company quotata alla Borsa di Milano dal 2004, è leader in Italia e presente in 18 Paesi nel mondo, con focalizzazione in particolare sui mercati emergenti. Oltre che in Italia, è infatti presente in Australia, Brasile, Cile, Cina, Hong Kong, Egitto, Emirati Arabi, Irlanda, Lussemburgo, Messico, Monaco, Portogallo, Singapore, Svizzera, Taiwan, Turchia e USA. Fondato nel 1990 da Pietro Giuliani, attuale presidente di Azimut Holding, il Gruppo ha sempre mantenuto la sua indipendenza e il suo modello partecipativo attraverso un patto di sindacato costituito da circa 2mila fra dipendenti, gestori e consulenti finanziari, che controlla il 22% della società.

Azimut è da più di 34 anni sulla scena dell’industria finanziaria italiana, un gruppo votato alla gestione dei patrimoni di privati e imprese, fondato su alcuni capisaldi: indipendenza e partnership data dalla partecipazione di dipendenti e collaboratori nell’azionariato della società; integrazione tra gestione e distribuzione; presenza internazionale con solide radici in Italia. È proprio questa vocazione estera a essere tra i fattori distintivi del Gruppo, unica realtà italiana del risparmio gestito a vantare una presenza in 18 paesi del mondo. Una diversificazione geografica avviata nel 2011 che ha portato alla creazione di un network globale e a una struttura che conta circa 200 gestori e analisti che gestiscono 250 strategie di investimento, cioè un global team di professionisti che permette l’acquisto e la vendita di titoli in tempo reale.

Un plus immenso per i consulenti finanziari del Gruppo nel dialogo costante con gli oltre 240mila clienti in Italia e i 440mila nel resto del mondo. Il 47% del patrimonio totale del Gruppo, che a fine marzo 2024 ammontava a 95 miliardi di euro, si riferisce ad attività estere con Stati Uniti, Australia, Brasile, Emirati Arabi e Turchia tra i principali mercati. Negli Stati Uniti, il mercato finanziario più evoluto al mondo, Azimut ha sviluppato le sue tre principali aree di business: wealth management, asset management e private markets con Azimut Alternative Capital Partners che ha recentemente realizzato la sua prima exit nel settore del GP Staking (tecnica di investimento in cui un gestore acquista e vende quote di minoranza in SGR dei mercati privati) cedendo la quota detenuta in Kennedy Lewis Investment Management a Petershill at Goldman Sachs Asset Management per un corrispettivo di 225 milioni di dollari (l’investimento iniziale di Azimut era stato pari a 60 milioni di dollari).

Un’operazione che dimostra la qualità delle partnership estere del Gruppo e conferma la validità del percorso intrapreso da molti anni negli investimenti alternativi, il secondo driver di sviluppo. Infatti, con l’obiettivo di offrire rendimenti interessanti agli investitori in un orizzonte temporale di medio-lungo termine e supportare la crescita delle imprese non quotate, Azimut per primo ha avviato il processo di democratizzazione dei mercati privati in Italia dove oggi è leader con oltre otto miliardi di euro di masse, pari a più del 13% di quelle gestite, e con un incremento significativo rispetto al 2019 quando questo segmento rappresentava solo l’1% degli asset.

Risultati resi possibili grazie agli sforzi orientati allo sviluppo di un’ampia gamma di soluzioni di investimento, composta da più di 70 prodotti nelle diverse asset class, e all’apertura di 6 hub di gestione dedicati (Italia, Lussemburgo, Brasile, Turchia, Emirati Arabi e Stati Uniti). Un altro motore di crescita è rappresentato dal fintech, dove il Gruppo si è distinto per la capacità di sfruttare le potenzialità della connessione tra finanza e tecnologia, intesa anche come nuova frontiera della consulenza finanziaria e degli investimenti, con i digital asset e la blockchain. Forte di tutti questi elementi, Azimut si prepara a chiudere il 2024 con un utile netto di mezzo miliardo di euro e guarda al futuro.

Nell’anno in cui festeggia il ventennale dalla quotazione in Borsa, durante i quali ha moltiplicato per 15 il capitale degli azionisti entrati nel 2004, ha annunciato la promozione di una banca digitale tramite uno spin off parziale della rete di consulenti finanziari in Italia che verrà quotata. Un’operazione che porterà un valore significativo per gli attuali azionisti del Gruppo, il quale è già proiettato verso nuovi traguardi e innovazioni con l’evoluzione del proprio modello in una piattaforma di investment solutions di nuova generazione, centrata su competenze globali di asset management e servizi di consulenza finanziaria evoluta.

Baia Holiday prende vita dall’ingegno imprenditoriale di Mario Vezzola, nato a San Felice del Benaco nel dicembre del 1946. Originariamente attivo nel commercio ortofrutticolo, Vezzola ha brillantemente scelto di esplorare nuovi orizzonti nel 1974, avventurandosi nel settore turistico. 

Nonostante l’iniziale perplessità sulla gestione di una struttura ricettiva, il suo coraggio è stato alimentato da uno studio accurato e dall’esperienza maturata in fiere specializzate, dove ha colto le immense opportunità offerte dal mercato tedesco. Baia Holiday nasce da questo intuito, con la vision di offrire un nuovo concetto di vacanza open air basato sui valori dell’ecologia, di amore per la natura e per le tradizioni. L’acquisizione del Camping La Gardiola a San Felice del Benaco segna l’epopea imprenditoriale di Vezzola, caratterizzata dalla creazione di un nuovo paradigma di vacanza, all’insegna dell’eccellenza del servizio e del rispetto per l’ambiente. Il business model plasmato da Vezzola ha 3 peculiarità uniche: la proprietà delle strutture ricettive, la completa gestione di queste che garantisce un controllo unico e senza precedenti su tutti i processi e la vendita diretta tramite booking in sede.

Mario Vezzola ha notevolmente consolidato la posizione di Baia Holiday come leader nel panorama internazionale delle vacanze all’aria aperta investendo costantemente nel miglioramento del prodotto, nella salvaguardia dell’ambiente che ospita le strutture ricettive e nello sviluppo tecnologico. Ad oggi, Baia Holiday vanta una rete di 15 strutture di proprietà, in continua crescita, in Italia e all’estero. La sede direzionale del gruppo si trova a Salò, sul Lago di Garda, con booking center dislocati anche in Germania, Austria e Polonia.

Parlare di Baia Holiday significa parlare di una realtà in continua evoluzione. Ogni stagione turistica è stata segnata da un costante impegno nel migliorare e ampliare le proprie strutture ricettive ed aumentare i servizi destinati al cliente, al fine di soddisfare un mercato in continuo cambiamento e sempre più esigente.

I punti di forza di Baia Holiday sono: la spettacolarità delle location, un ampio ventaglio di servizi che si adattano ai bisogni di ogni tipologia di viaggiatore e sistemazioni pensate per soddisfare ogni espressione di vacanza. Le strutture ricettive del gruppo sono immerse in contesti unici che conferiscono all’azienda un vantaggio competitivo senza pari sul mercato italiano. Le destinazioni comprendono Sardegna, Lago di Garda, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Roma, Puglia e Croazia. La scelta delle location e la strategica diffusione geografica delle strutture hanno dato vita a un modello di gestione turistica unico nel suo genere in Italia e non solo.

L’impegno di Baia Holiday va ben oltre la semplice selezione delle destinazioni. La diversificazione dell’offerta di prodotto consente ai clienti di trovare la vacanza perfettamente adatta alle proprie esigenze, che si tratti di una vacanza culturale nelle città d’arte o di un rilassante in riva al mare. Inoltre, la gestione interna dei servizi forniti consente al gruppo di mantenere un controllo totale sulla qualità e sulla soddisfazione del cliente, garantendo un’esperienza senza pari per le famiglie.

Elemento distintivo è anche la varietà e la qualità delle sistemazioni per ogni target. Dalle tradizionali piazzole per camper alle moderne case mobili, dagli appartamenti di design al glamping e un hotel, tutto inglobato all’interno un’unica struttura ricettiva. La vera essenza di Baia Holiday risiede nel mettere al centro l’ospite, rendendolo il vero protagonista della propria vacanza. Che si tratti di rigenerarsi in spa, partecipare ad emozionanti attività sportive, divertirsi nei parchi acquatici o con le coinvolgenti crew d’animazione, ogni ospite è trattato con cura e attenzione per garantire un soggiorno indimenticabile.

Baia Holiday si conferma come un’azienda all’avanguardia nel settore del turismo all’aria aperta, grazie alla sua capacità di anticipare le tendenze del mercato, alla qualità dei suoi servizi e alla varietà delle sue destinazioni. Scegliere Baia Holiday significa scegliere un’esperienza di viaggio autentica, indimenticabile e totalmente personalizzata.

Fornire servizi flessibili e sempre più personalizzati è alla base del costante percorso di avanzamento nel mondo digitale di Banca Cambiano 1884. La cura per il cliente e la relazione umana restano elementi imprescindibili, a cui si aggiunge la praticità e versatilità di nuovi canali di relazione che si basano sull’approccio tecnologico. CambianOnline è il progetto nativo digitale con un’interfaccia web e mobile moderna e affidabile, che consente il digital onboarding oltre all’erogazione di prodotti e servizi a distanza, sempre disponibili e tanto sicuri quanto semplici da utilizzare. La Banca cambia perché sono cambiati i propri clienti che, grazie ai nuovi canali, si trovano oggi al centro di un’esperienza unica e personalizzata.

Nell’anno del centoquarantesimo anniversario dalla fondazione, parlare di Banca Cambiano 1884 significa percorrere un cammino nella storia di un territorio e di una Banca che ha saputo anticipare i tempi, costantemente proiettata verso un futuro in cui tradizione e modernità, radici e visione innovativa rappresentano la base di un modello che esprime una funzione economica e sociale basata sull’attenzione alle esigenze delle persone, del tessuto produttivo e della crescita sostenibile della comunità locale.

Banca Cambiano ha saputo creare nel tempo un modello unico sul mercato, che si fonda sulla reale comprensione e sull’appartenenza reciproca con il proprio territorio. Sotto il nome di Cassa Cooperativa di Prestiti viene fondata nel 1884 a Cambiano (FI) ed è stata la più antica banca cooperativa operante in Italia. L’intero sistema delle allora Casse Rurali e Cooperative nasce infatti verso la fine dell’Ottocento, ispirato dal nuovo pensiero cristiano sociale dell’enciclica «Rerum Novarum» di Papa Leone XIII, volto a gettare le basi per un capitalismo popolare e comunitario orientato alla sostenibilità.

Alla fine degli anni ’30 ha affrontato il suo primo cambiamento, acquisendo la denominazione di Cassa Rurale e Artigiana di Cambiano e Castelfiorentino e, come per legge, nel 1994 quello di Banca di Credito Cooperativo fino al 2016, anno in cui è stata varata la c.d. «Riforma del Credito Cooperativo», preceduta di poco dalla «Riforma delle Popolari», che ha determinato una svolta radicale in Italia nell’intero mondo delle c.d. banche locali. A fronte di questo, il coraggio e la determinazione nel difendere la propria specificità, uniti a una buona visione prospettica, hanno portato la Banca nel 2017 a essere di nuovo la prima (e questa volta unica) a distinguersi nell’intero panorama bancario italiano, accogliendo la clausola del way out che ha consentito alle banche di adeguata patrimonialità di non aderire ai nuovi gruppi bancari cooperativi commutandosi in società S.p.A.

La visione imprenditoriale attuata da Banca Cambiano si è adattata nel tempo al mutare delle condizioni di mercato, in estrema sincronia (e sintonia) con il tessuto sociale ed economico. Banca Cambiano 1884 da sempre interpreta il proprio ruolo con la volontà di essere prima di tutto una buona impresa. Ciò vuol dire riuscire a garantire solidità ed efficienza, saper controllare i rischi e realizzare un’offerta competitiva. Significa anche non voler perseguire la crescita a ogni costo, ma promuovere uno sviluppo sostenibile fatto di cultura, identità e strategie che consentano di restituire valore alla comunità e proponendosi in modo sempre più efficiente e competitivo sul mercato.

Un modello che risponde pienamente alla struttura produttiva italiana, in cui le attività imprenditoriali di piccola e media dimensione (con meno di 10 addetti) rappresentano, con oltre 4 milioni di imprese, oltre il 98% del sistema produttivo nazionale. Per comprendere realmente le problematiche e le esigenze delle famiglie e di questa larga fetta di soggetti economici, occorre condividerne i valori e avere solide radici comuni che nascono dal territorio e qui ritornano.

Banca CF+ è una challenger bank specializzata in soluzioni di credito alle imprese in situazioni performing o re-performing: factoring, acquisto crediti fiscali e finanziamenti a breve e mediolungo termine, assistiti dai fondi centrali di garanzia. Nasce dall’esperienza del Gruppo Credito Fondiario, fondato nel 1898. In seguito alla riorganizzazione societaria divenuta effettiva nel corso del 2021, la Banca ha completato il proprio riposizionamento strategico, naturale evoluzione di una banca da sempre caratterizzata da una grande capacità di rinnovarsi per soddisfare le esigenze del mercato.

Banca CF+ racchiude in sé la solidità e la sicurezza di una banca pienamente regolamentata, con la rapidità e l’efficienza di una fintech: una challenger bank che si contraddistingue per un modello operativo integrato, che prevede la combinazione di tecnologie digitali evolute con una forte dimensione umana. Nella challenger bank, infatti, all’innovazione tecnologica si affianca la competenza e la professionalità di un team di specialisti del credito e di una rete di agenti altamente formati per supportare i clienti nel loro percorso di finanziamento. Grazie al suo approccio innovativo e fortemente digital, Banca CF+ si pone come game changer

del mercato, con l’obiettivo di affiancare chi fa impresa in modo efficiente, trasparente e rapido.

«Quando due anni fa abbiamo ripensato la missione della Banca», spiega Iacopo De Francisco, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca CF+, «abbiamo voluto che il nuovo nome e il logo sintetizzassero l’eredità di Credito Fondiario con la propensione al futuro e con l’innovazione cui il nuovo progetto ambiva. È per questo che abbiamo deciso che dopo CF ci sarebbe stato un +, un piccolo segno con un grande significato in grado di rappresentare il valore aggiunto di Banca CF+: la challenger bank dedicata al prestito alle imprese, con alle spalle una storia di 125 anni».

La storia di Banca CF+ affonda le sue radici nel tempo, intrecciandosi con l’evoluzione economica e sociale del nostro Paese. Nata nel 1898 come Credito Fondiario e Industriale, la Banca ha dimostrato nel tempo una grande dinamicità e capacità di trasformare la propria offerta, evolvendosi in base alle mutevoli esigenze del mercato e mantenendo sempre al centro i valori di solidità, affidabilità e vicinanza al cliente. Nei suoi due anni di attività Banca CF+ ha erogato quasi due miliardi di euro di finanziamenti, dimostrando di essere fortemente a supporto del tessuto imprenditoriale italiano; una challenger bank specializzata in soluzioni di credito alle imprese in situazioni performing o re-performing: factoring, acquisto crediti fiscali e finanziamenti a breve e medio-lungo termine, assistiti dai fondi centrali di garanzia.

Banca CF+ è cresciuta rapidamente integrando e sviluppando piattaforme digitali all’avanguardia, con l’obiettivo di garantire ai clienti soluzioni di accesso e gestione del credito semplici, efficienti, performanti, veloci e sicure. Fiore all’occhiello di questo percorso è il nuovo prodotto chiamato «Digital Lending», che permette a Banca CF+ di compiere un ulteriore rafforzamento del proprio posizionamento come player di riferimento anche nell’ambito dei finanziamenti alla piccola impresa. La nuova soluzione di credito proposta da Banca CF+, infatti, è relativa a richieste a partire da 40mila euro ed è dedicata, al momento, alle società di capitali che hanno depositato almeno gli ultimi due bilanci, registrando un fatturato non inferiore a 350mila euro, e rientrano nei parametri dei fondi di garanzia MCC.

«Chi fa impresa ha bisogno di liquidità, in tempi rapidi», continua Iacopo De Francisco. «Avendo chiara questa esigenza abbiamo sviluppato il Digital Lending, un prodotto pensato per le Pmi che avranno una risposta alla loro domanda di finanziamento in tre giorni, e in caso di esito positivo, vedranno erogate le somme previste in un mese. Il nostro obiettivo è erogare 1 miliardo di euro in tre anni». Per fare questo Banca CF+ ha messo la tecnologia al servizio dell’impresa: sviluppando un processo interamente digitale, dalla richiesta del finanziamento alla firma, un modello antifrode sofisticato, una valutazione del merito creditizio che si avvale di algoritmi e competenze digitali specializzate. Tutto ciò consente di approfondire i parametri di valutazione del rischio e, di conseguenza, la platea di Pmi che possono accedere al finanziamento, facendo richiesta in pochi minuti, direttamente dal loro PC o smartphone. La banca si aspetta un taglio medio di 130mila euro.

Sempre in linea con l’obiettivo di sostenere l’imprenditoria italiana, Banca CF+ ha stretto una partnership con Poste Italiane. Questa partnership consente alla rete di imprese clienti di Banco Posta di accedere a finanziamenti di medio-lungo termine assistiti dal Fondo di Garanzia MCC e SACE. Oltre alla finanza garantita, Banca CF+ è vicina alle aziende attraverso i servizi di factoring, pro soluto e pro solvendo, e l’acquisto di Crediti fiscali, forme di finanziamento alternative o complementari al credito bancario. «Creare valore concreto per le imprese rispondendo al loro bisogno di liquidità e di finanziamenti in modo rapido e flessibile è il plus che guida la nostra Banca», conclude Iacopo De Francisco, «e lavoriamo ogni giorno per offrire sempre agli imprenditori la soluzione più adeguata ed efficace».

Borsa Italiana è al centro della vita finanziaria del Paese dal 1808, quando fu fondata come Borsa di Commercio di Milano. Attraverso due secoli di trasformazioni, è stata testimone delle vicissitudini economiche e finanziarie del Paese, registrando i momenti salienti, dalle espansioni fulminee alle crisi, dal settore pubblico a quello privato, dai mercati locali alla dimensione internazionale. Oggi, Borsa Italiana, parte integrante di Euronext, il primo gruppo borsistico europeo, ha assunto un ruolo ancora più centrale in Italia e in Europa. Euronext gestisce le Borse di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Milano, Oslo e Parigi, con 1.900 emittenti quotati e una capitalizzazione di mercato aggregata di circa 6.6 trilioni di euro a fine 2023. Un’infrastruttura di mercato che collega le economie europee ai mercati globali attraverso una piattaforma di negoziazione unica e bacino di liquidità unico a livello europeo.

Negli ultimi decenni, Borsa Italiana ha subito una trasformazione importante passando nel 1994, tra le prime Borse al mondo, dalla Borsa gridata alla Borsa telematica, anticipando così il futuro della negoziazione dei titoli. L’introduzione della Borsa telematica ha segnato l’inizio di un’era di digitalizzazione, consentendo agli operatori di accedere ai mercati finanziari con una rapidità e una facilità senza precedenti. Da allora, la storia di Borsa Italiana è una storia di continua evoluzione che ha portato non solo a una crescita dei mercati finanziari, ma anche a un ampliamento significativo dei servizi e dei prodotti offerti per un mercato dei capitali sempre più sofisticato e globale. La digitalizzazione ha aperto nuove opportunità per gli investitori, consentendo loro di negoziare azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari in tempo reale da qualsiasi parte del mondo, contribuendo così a creare un mercato dei capitali più liquido, efficiente e accessibile per tutti i partecipanti.

Parallelamente alla crescita dei mercati azionari, in Italia MTS, il mercato elettronico dei titoli di stato, ha accresciuto negli anni la sua importanza nell’ambito della negoziazione dei titoli di Stato italiani e di altri Paesi europei. MTS ha origine negli anni Ottanta come iniziativa della Banca d’Italia per modernizzare e rendere più efficiente il mercato italiano dei titoli di Stato. In quel periodo, il mercato italiano dei titoli di Stato era ancora dominato da negoziazioni telefoniche e manuali, con una scarsa trasparenza e liquidità limitata. L’introduzione di MTS ha segnato una svolta significativa, poiché ha introdotto un sistema di negoziazione elettronico che consente agli operatori di negoziare titoli di Stato in modo più rapido, efficiente e trasparente. Questo ha contribuito a migliorare la liquidità del mercato, rendendo più accessibili i titoli di Stato italiani agli investitori nazionali e internazionali.

Negli anni successivi, MTS ha continuato a crescere e ad espandersi, diventando il principale mercato per la negoziazione dei titoli di Stato italiani e ampliando la sua offerta ai titoli di Stato di altri Paesi europei. Con l’adesione al gruppo Euronext nel 2021, Borsa Italiana e MTS hanno ulteriormente consolidato la propria vocazione internazionale e hanno contribuito alla creazione della principale infrastruttura di mercato europea, rendendo l’Italia protagonista della costruzione della vera e propria spina dorsale dell’unione europea dei mercati dei capitali. L’integrazione ha valorizzato a livello europeo l’infrastruttura italiana, iniziando con la decisione di Euronext di spostare il proprio Core Data Centre, la moderna sala delle grida, dal Regno Unito all’Italia. Il cervello e il motore di sette mercati europei, si trova oggi a Ponte San Pietro, vicino a Bergamo. In seguito alla migrazione dei mercati di Borsa Italiana su Optiq, la piattaforma tecnologica di trading di Euronext, Borsa Italiana è entrata a far parte del principale bacino di liquidità europeo con notevoli benefici per investitori, intermediari e emittenti italiani. 

Optiq gestisce il 25% delle attività di trading azionario europeo ed è ospitata nel Core Data Center di Bergamo. Questa piattaforma rappresenta il principale punto di accesso per gli investitori individuali e istituzionali nazionali e internazionali, consentendo loro di negoziare tutti i titoli dei sette mercati di Euronext in Europa. Ciò garantisce ai partecipanti le migliori condizioni di esecuzione e una profonda liquidità. L’integrazione con Euronext ha portato all’espansione della Cassa di Compensazione italiana, Euronext Clearing, che è diventata la cassa di compensazione per tutti i mercati europei di Euronext, mantenendo la propria sede a Roma e sviluppando attività a Milano, Parigi e Londra. Il depositario centrale italiano, oggi Euronext Securities, è parte di un gruppo integrato di CSDs a Lisbona, Milano, Oslo e Copenaghen. Con l’integrazione di Borsa Italiana in Euronext, anche MTS ha ulteriormente rafforzato la sua posizione come uno dei principali mercati europei per la negoziazione dei titoli di Stato e di debito europei.

Parallelamente al rafforzamento dell’infrastruttura di mercato, Borsa Italiana ha intrapreso una serie di iniziative insieme alle Autorità di vigilanza, e ai partecipanti al mercato volte alla semplificazione del quadro regolamentare e alla sua armonizzazione con quello degli altri Paesi europei. Queste iniziative comprendono la semplificazione dei requisiti di ammissione a quotazione e puntano a rendere i mercati italiani più competitivi. Un’infrastruttura di mercato più forte e internazionale, un singolo bacino di liquidità e regole armonizzate a livello europeo sono punti su cui si reggerà la futura unione dei mercati dei capitali europei. Borsa Italiana è pronta a cogliere le opportunità emergenti con un ruolo da protagonista in Europa, come punto di riferimento per gli investitori e le imprese che cercano crescita e successo sui mercati globali.

BPER ha recentemente dato vita a BPER Bene Comune, un insieme di iniziative, servizi e soluzioni di credito dedicati alla Pubblica Amministrazione, alle organizzazioni non profit e alle realtà del Terzo Settore, per il progresso sociale dei territori. Con un team di specialisti su tutto il territorio nazionale a supporto della rete della Banca e servizi e prodotti specifici - forme di finanziamento dedicate, anticipazioni sui contributi di bandi erogativi e fondi del 5x1000 e 8x1000 o l’affiancamento, nelle PA, nella gestione degli incassi e dei servizi di tesoreria - BPER Bene Comune pone la massima attenzione alle tematiche sociali per poter cogliere in anticipo i bisogni delle realtà del settore. Sono già attive diverse iniziative orientate alle fasce più deboli, grazie a una rete sempre più ampia di convenzionamenti con le fondazioni antiusura e con gli Empori Solidali. Un impegno concreto per la creazione di valore sociale a favore della comunità.

Coniugare la crescita del business e la solidità finanziaria con la sostenibilità sociale e ambientale. Passano per questo principio il percorso e le strategie ESG di BPER, realtà particolarmente attenta a questi temi, come ci racconta Giovanna Zacchi, a capo della Funzione ESG Strategy dell’istituto.

Come si costruiscono gli obiettivi ESG di una banca?

«Con l’identificazione di azioni concrete da traguardare su tutte le linee di intervento, con target precisi in termini di riduzione degli impatti ambientali, supporto ai clienti nella transizione ecologica e attenzione all’inclusione, alla gestione delle diversità e alle frange più deboli della società, così da creare valore condiviso»

Partiamo dall’ambiente. Cosa potete offrire?

«Un obiettivo per noi molto importante è l’erogazione di credito green per oltre 7 miliardi di euro, grazie anche a un incremento dell’offerta di prodotti e servizi green rivolti a clienti corporate e retail che vogliano migliorare le proprie performance di sostenibilità»

«Abbiamo avviato un Piano Energetico con importanti traguardi allineati ai target dell’Accordo di Parigi, come il 23% di riduzione di emissioni di CO² (obiettivo intermedio al 2025) e 50,2% al 2030, grazie a politiche interne di efficientamento energetico. E abbiamo già raggiunto l’obiettivo di consumo di energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili»

«Strategico è l’impegno nel campo dell’educazione finanziaria. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere 400mila persone, e, nel solo 2023, ne abbiamo già coinvolte 140mila. Tra le diverse iniziative della Banca mi fa piacere menzionare B-education, un progetto nazionale gratuito rivolto a studenti universitari di ogni grado in 60 atenei italiani, ripartito proprio in queste settimane. Vogliamo promuovere l’educazione finanziaria e la sostenibilità come competenze di cittadinanza trasversali, puntando a trasferire agli studenti concetti di stretta attualità, sia con momenti formativi che progettuali su determinate tematiche. I progetti vincitori sono oggi in fase di implementazione e sono diventati parte integrante del programma di educazione finanziaria di BPER»

Ci sono anche attività in contrasto al gioco d’azzardo patologico?
«Siamo impegnati da oltre dieci anni nella tutela del benessere sociale dei nostri clienti e delle loro famiglie, per evitare che la dipendenza dal gioco possa determinare una eventuale perdita del posto di lavoro e della fonte di reddito. Abbiamo attivato campagne di informazione per dipendenti e clienti e da due anni portiamo avanti una rassegna nazionale di incontri di sensibilizzazione e prevenzione chiamata “La trappola dell’azzardo”, con cui nel solo 2023 abbiamo raggiunto oltre 1.500 giovani»

Parlando sempre in ottica Social, come sviluppate le vostre iniziative?
«L’impegno del nostro Gruppo per lo sviluppo sociale dei territori si articola in diverse iniziative culturali, letterarie, sportive e musicali su tutto il territorio nazionale. Sostenere la cultura per BPER è favorire la coesione sociale, è partecipazione per promuovere cittadinanza attiva. Devolviamo somme benefiche a favore di molteplici iniziative in campo scientifico, assistenziale e sociale. Un esempio sono le recenti raccolte fondi Insieme per le Donne, realizzata con l’associazione D.i.Re, Uniti per l’Emilia-Romagna, in collaborazione con Croce Rossa Italiana, infine Valore Oasi con WWF Italia. Con il progetto museale La Galleria valorizziamo, tuteliamo e rendiamo fruibile, con mostre ed eventi culturali, una delle maggiori corporate collection italiane. Un museo diffuso su quattro sedi, una realtà aperta allo scambio culturale e al dialogo, vicina al territorio e alle persone»


Guardando invece all’economia sociale, alle comunità?
«Abbiamo creato una struttura ad hoc, un nostro fiore all’occhiello che è BPER Bene Comune, un’unità operativa nata per sostenere con impegno lo sviluppo sociale delle comunità attraverso il dialogo con la Pubblica Amministrazione, le organizzazioni no-profit e gli enti del terzo settore»

Cassa Depositi e Prestiti (CDP) è l’Istituto Nazionale di Promozione che sostiene l’economia italiana dal 1850. Con la sua attività è impegnata ad accelerare lo sviluppo industriale e infrastrutturale del Paese, al fine di contribuire alla sua crescita economica e sociale generando un impatto positivo per il Sistema Paese. CDP pone al centro della propria attività lo sviluppo sostenibile dei territori, oltre alla crescita e all’innovazione, anche internazionale, delle imprese italiane. È partner degli Enti Locali, con finanziamenti e attività di advisory, per la realizzazione delle infrastrutture e per il miglioramento dei servizi di pubblica utilità. Inoltre, è attiva nella Cooperazione internazionale per la realizzazione di progetti nei Paesi in via di sviluppo e nei mercati emergenti. Cassa Depositi e Prestiti si finanzia con risorse interamente private, attraverso l’emissione di Buoni e Libretti postali e attraverso emissioni sul mercato finanziario nazionale e internazionale. CDP opera al fianco di imprese e PA anche grazie a una rete di presidi sul territorio che recentemente si è ampliata con uffi ci all’estero, sia in Europa che fuori dall’Ue.

Cassa Depositi e Prestiti gioca un ruolo centrale nel sistema economico italiano: fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1850 ha sostenuto lo sviluppo del Paese, promuovendone la modernizzazione industriale. Al fianco dei territori attraverso il finanziamento a importanti opere infrastrutturali, ma anche con interventi di sostegno nelle maggiori emergenze nazionali, dal maremoto in Calabria e Sicilia nel 1908 fino agli eventi sismici e alle alluvioni che hanno colpito il Paese negli ultimi anni.

La sua evoluzione, che ha avuto un momento determinante nella trasformazione in Società per Azioni avvenuta nel 2003, l’ha portata a diventare un presidio cardine nel tessuto finanziario e industriale italiano, un gruppo organico che opera attraverso i finanziamenti a imprese, Pubbliche Amministrazioni e infrastrutture, ma anche nel campo dell’Equity, delle attività immobiliari, del Venture Capital e del Private Equity. Il ruolo assunto nel 2014 di Istituzione Finanziaria per la Cooperazione allo Sviluppo ha ulteriormente ampliato il raggio di azione di CDP. Oggi opera anche come braccio economico della diplomazia italiana in un contesto in cui la cooperazione allo sviluppo ricopre un ruolo sempre maggiore nell’ambito dei rapporti internazionali, non solo sotto il profilo economico.

Il Piano Strategico 2022-2024 ha rafforzato questa nuova identità: Cassa Depositi e Prestiti non rappresenta più solo un elemento di unione fra lo Stato italiano, il mercato e le imprese, ma è diventata una efficiente cinghia di trasmissione in grado di veicolare le risorse messe a disposizione dall’Europa verso il tessuto economico italiano e, al contempo, promuovere lo sviluppo dei territori anche al di fuori dei confini nazionali. Le aperture delle prime sedi al di fuori dell’Unione Europea, nei Balcani in Serbia e nel continente africano in Egitto, rappresentano un passaggio decisivo per essere più vicini alle realtà in crescita, migliorando i progetti avviati e ampliando le possibilità di seguirli in maniera più approfondita.

In questi ultimi anni il gruppo ha messo a punto un nuovo paradigma che ha aperto le porte alla finanza di impatto: da investitore finanziario che guarda a rischio e rendimento è ora una realtà che lavora su tre dimensioni: oltre a rischio e rendimento, anche l’impatto che è in grado di generare. La strategia di CDP è quella di stimolare progetti che possano orientare il comportamento delle aziende verso scelte innovative ed ecologiche attraverso un modello di ‘finanza intelligente’. Una scelta che ha permesso a CDP di concentrarsi su interventi con un elevato beneficio economico, sociale ed ambientale su tutto il territorio, con diverse iniziative per stimolare la crescita sostenibile del Paese.

Fra queste, anche un nuovo approccio in materia di finanziamenti: dal Prestito Green dedicato alla Pubblica Amministrazione a prodotti ritagliati su misura secondo le esigenze delle imprese, CDP ha introdotto strumenti finanziari innovativi con meccanismi di incentivazione che, al raggiungimento di determinati obiettivi in termini di impatto ambientale e/o sociale, prevedono una premialità per il soggetto finanziato. L’evoluzione della cornice operativa ha permesso di ampliare costantemente il ventaglio delle soluzioni offerte consentendo di produrre risultati concreti a favore di imprese e Pubbliche Amministrazioni, in termini di risorse impiegate e di investimenti attivati su tutto il territorio nazionale, grazie anche alle attività di advisory adottate nell’ambito dell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Un approccio innovativo e fortemente legato ai temi dell’ambiente, della sostenibilità e dell’inclusione, come testimoniato dai giudizi positivi che le agenzie di rating hanno assegnato a CDP: da Moody’s Analytics, che per due anni di fila ha migliorato la valutazione ESG di Cassa collocandola sul podio delle Banche di Sviluppo europee, a Morningstar Sustainalytics, che ha posizionato il gruppo al primo posto al mondo nel settore Banche e Banche di Sviluppo.

Il Gruppo Crédit Agricole, tra i primi 10 gruppi bancari al mondo con 11.5 milioni di soci, è presente in 46 Paesi tra cui l’Italia, suo secondo mercato domestico. Qui opera con tutte le linee di business: dalla banca commerciale, al credito al consumo, dal corporate & investment banking al private banking e asset management, fino al comparto assicurativo e ai servizi dedicati ai grandi patrimoni. La collaborazione tra rete commerciale e linee di business garantisce un’operatività ampia ed integrata a circa 6 milioni di clienti, attraverso circa 1.600 punti vendita e 16.200 collaboratori, con un sostegno all’economia pari a circa 100 miliardi di euro di finanziamenti. Il Gruppo è formato, oltre che da Crédit Agricole Italia, anche dalle società di Corporate e Investment Banking (CACIB), Servizi Finanziari Specializzati (Agos, CA Auto Bank), Leasing (Crédit Agricole Leasing, parte di Crédit Agricole Italia) e Factoring (Eurofactor), Asset Management e Asset Services (Amundi, CACEIS), Assicurazioni (Crédit Agricole Vita, Crédit Agricole Assicurazioni, Crédit Agricole Creditor Insurance) e Wealth Management (Indosuez Wealth Management in Italia e CA Indosuez Fiduciaria).

Crédit Agricole è la prima banca mutualistica al mondo dalla forte identità cooperativa, che mette al centro delle proprie strategie lo sviluppo sostenibile e l’utilità sociale. In Italia, suo 2° mercato domestico, Crédit Agricole opera da quasi 50 anni con circa 100 miliardi di finanziamenti all’economia attraverso linee di business che coprono tutte le attività bancarie e finanziarie: dalla banca commerciale all’investment banking, dal credito al consumo fino all’assicurativo e al wealth e asset management.

Il Gruppo Bancario Crédit Agricole ha raggiunto in Italia importanti traguardi di sviluppo grazie ad una costante crescita nel tempo, affermando il modello di banca universale di prossimità, volto a servire le economie dei territori e accompagnare tutti i Clienti nelle grandi trasformazioni economiche, ambientali e sociali. Nel corso dell’ultimo decennio il Gruppo è stato testimone e attore dei cambiamenti del sistema finanziario, avviando un solido percorso sui temi della sostenibilità e dell’innovazione. Il progetto di sostenibilità del Gruppo poggia su 3 pilastri: accompagnare i clienti lungo il percorso di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, promuovere l’inclusione e la coesione sociale generando valore sui territori e favorire una transizione di successo del comparto agri-agro.

A fronte dell’emergenza climatica, il Gruppo è fortemente impegnato nel percorso verso la neutralità carbonica, con concrete azioni di sostegno per la transizione energetica delle imprese e l’accompagnamento dei clienti privati. Nel quadro della Net Zero Banking Alliance, Crédit Agricole ha dichiarato impegni per l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 su ben 10 settori economici, responsabili dell’80% delle emissioni globali. La strategia di sostenibilità del Gruppo ambisce dunque ad accelerare il passaggio alle energie rinnovabili, favorire la biodiversità e la conservazione del capitale naturale, fornendo soluzioni per ogni fascia di clientela, per accompagnare i progetti di vita, la transizione ecologica e le trasformazioni sociali.

Le attività sono orientate in chiave ESG con un Piano strutturato, che persegue obiettivi di piena integrazione della sostenibilità lungo tutta la catena del valore, mediante l’adozione di politiche, processi e servizi dedicati, mettendo in campo strumenti di valutazione per tracciare insieme al Cliente il suo percorso di transizione. Accanto alla sostenibilità, l’innovazione rappresenta un’ulteriore leva per affrontare le sfide e l’evoluzione dei mercati. A tal proposito, Crédit Agricole Italia ha sviluppato un modello a sostegno dello sviluppo dei territori attraverso la rete dei Le Village by CA, un ecosistema aperto e inclusivo che supporta la crescita delle startup e accelera l’innovazione delle aziende, grazie alla sinergia e alla connessione degli attori coinvolti.

Il progetto, nato a Parigi nel 2014, ha proseguito il suo percorso di attenzione alla territorialità aprendo altre sedi specializzate in settori economici caratteristici delle aree territoriali di presidio. Sono 44 i Village oggi operativi con più di 1.400 startup e 700 aziende partner, tra Francia, Lussemburgo, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Giappone e naturalmente Italia.

L’obiettivo del Gruppo è valorizzare settori rappresentativi delle eccellenze italiane, rimarcando il forte orientamento all’open Innovation e alla digitalizzazione. Le 4 sedi, di Milano, Parma, Padova e Sondrio, accelerano infatti oltre 150 startup.

Datrix è un Gruppo internazionale specializzato nello sviluppo di applicazioni AI, quotato su Euronext Growth Milan, fondato da ex executive di Google Italia e imprenditori digitali. Il Gruppo opera come un ecosistema di aziende software verticali b2b in Europa, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti con la mission di trasformare i dati in valore tangibile per oltre 300 clienti attivi. Le sue soluzioni AI generano crescita economica e migliorano l’efficienza operativa in diverse industrie, sfruttando l’AI per la monetizzazione dei dati e l’ottimizzazione di processi industriali e commerciali. Con una forte componente R&D, Datrix collabora con 20 + università e centri di ricerca internazionali per sviluppare soluzioni avanzate di AI in maniera etica e in linea con l’AI Act EU.

Datrix è un gruppo internazionale che accelera la crescita delle aziende tramite applicazioni concrete. Oggi è in fase di forte accelerazione dovuta al crescente interesse delle aziende che si sono rese conto dell’impatto potenziante dell’AI su tutte le industrie, settori e funzioni. Passando da una fase di pura sperimentazione dei laboratori di ricerca a una di messa in produzione dell’AI nel mondo business, occorre sempre più integrare nel lavoro quotidiano di funzioni aziendali e team specializzati questi sistemi AI-based per generare valore misurabile e tangibile.

Datrix ha giocato un ruolo chiave in questa transizione, grazie alla visione pionieristica e alla capacità non solo di innovare in campo di R&D, ma soprattutto di misurare in maniera concreta l’impatto tangibile generato dall’applicazione delle proprie soluzioni. Datrix si distingue infatti per il modello di aggregazione a ecosistema di aziende iper-specializzate b2b. La recente definizione del rebranding di Datrix, tradotto nel payoff Embrace the AI Challenge, ha riaffermato l’impegno verso l’innovazione attraverso le sfide che le aziende del Gruppo risolvono per oltre 300 clienti internazionali e ha coinciso con la focalizzazione strategica nelle due aree di mercato nelle quali l’Intelligenza Artificiale ha l’impatto più significativo: l’AI for Data Monetization e l’AI for Industrial & Business Processes. La missione è quindi estremamente chiara: applicare l’AI per trasformare i dati in valore tangibile, migliorando l’efficienza operativa, generando crescita economica in ottica espansiva.

Nel primo caso, l’AI viene utilizzata per trasformare i dati in valore economico, migliorando le attività di marketing, comunicazione e vendite. L’approccio consente di aumentare ricavi, clienti e la fidelizzazione. Nel secondo caso, l’AI ottimizza i processi gestionali e produttivi, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i rischi. Questo è rilevante per il tessuto industriale europeo e italiano, dove l’ottimizzazione dei processi produttivi è cruciale. Una delle caratteristiche distintive di Datrix è inoltre la sua forte componente di ricerca e sviluppo. Il team di R&D è impegnato nello sviluppo e nell’applicazione di soluzioni avanzate per l’healthcare e la cybersecurity, collaborando con oltre 20 università e centri di ricerca di prestigio. Queste collaborazioni rafforzano le competenze tecniche del gruppo e aumentano la capacità di attrarre e formare talenti, rimanendo sempre all’avanguardia.

Datrix, per esempio, è capofila del consorzio medico-scientifico internazionale chiamato BETTER e guida i lavori del bando europeo da 10 milioni di euro, con l’obiettivo di mettere a disposizione dei medici degli ospedali europei un’interfaccia di consultazione e supporto alla decisione basati su analisi genomica ed AI, assicurando il pieno rispetto della privacy, tramite l’uso di una tecnologia chiamata Federated Learning. Recentemente il Gruppo si è aggiudicato anche due nuovi finanziamenti EU: il progetto SATML-B utile a proteggere i modelli AI da attacchi cyber e la doctoral networks spm4.0 utile a sviluppare algoritmi per la microscopia a scansione di sonda. Tanta tecnologia, ma al centro resta l’uomo, per un’AI etica e responsabile.

Non a caso, nel payoff si è dato rilievo a Embrace: Datrix infatti abbraccia le sfide con la consapevolezza che l’AI è una tecnologia potenziante, che vive simbioticamente con l’uomo. Senza specializzazione, competenza e conoscenza dei team delle aziende, l’AI non esisterebbe. Il compito dell’AI è innovare, fornendo strumenti per accelerare la capacità delle persone, aumentarne la produttività, automatizzando processi ed attività. Embrace the AI Challenge è anche il modo scelto per creare valore per le aziende del gruppo, per le persone, per i clienti: una strategia che si traduce in un gesto che ispira apertura, innovazione, connessione e rappresenta un modello di business e di ecosistema che dà forma alle sfide della AI. Di oggi. Di domani.

Deutsche Bank off re servizi e prodotti di banca retail e private, corporate e transaction banking, lending, asset e wealth management, oltre che una proposta ben focalizzata di investment banking, a privati, piccole e medie imprese, grandi aziende, governi e investitori istituzionali. Deutsche Bank è banca leader in Germania, con solide radici europee e un network globale. Il primo ufficio di rappresentanza in Italia fu aperto nel 1977, ma il legame istituzionale con il Paese è di antica data. Nel 1883, l’Istituto ha partecipato alla sottoscrizione delle obbligazioni del Comune di Roma, quotandole alla Borsa di Berlino, e nel 1890 ha costituito i consorzi di garanzia per le prime emissioni dello Stato italiano. Deutsche Bank è stata inoltre tra i fondatori, nel 1894 a Milano, della Banca Commerciale Italiana. La presenza nel Paese si è raff orzata negli anni con l’acquisizione tra le altre di Banca d’America e d’Italia (1986) e Banca Popolare di Lecco (1994). Oggi l’Italia rappresenta per il Gruppo il primo mercato europeo dopo la Germania.

L’economia dell’Unione Europea si trova in un momento cruciale, in cui è chiamata a fronteggiare una complessa serie di sfide. Gli effetti del Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina, la crisi energetica, il rallentamento economico globale e l’incremento dei tassi di interesse sono solo i principali fattori destabilizzanti che negli ultimi anni hanno messo alla prova le fondamenta economiche dell’Unione. È quindi sempre più importante che gli Stati membri, le istituzioni dell’UE e il settore finanziario si uniscano per promuovere lo sviluppo dei mercati dei capitali, i cui potenziali benefici spaziano dal miglioramento significativo del benessere e della sicurezza finanziaria di milioni di cittadini, alla capacità di finanziare le innovazioni e gli investimenti previsti dall’UE.

Nel dettaglio, secondo le evidenze emerse dal report EU capital markets: a new call to action a cura di New Financial in collaborazione con Deutsche Bank, sono cinque le principali prove che l’UE dovrà affrontare nei prossimi decenni, dalla necessità di adottare misure concrete per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica, alla promozione dell’innovazione e della crescita economica, passando per la garanzia di un migliore accesso al finanziamento per le imprese e la gestione dell’invecchiamento della popolazione. Per poter affrontare al meglio tali sfide, è essenziale superare le attuali limitazioni che caratterizzano i mercati dei capitali europei.

Infatti, nonostante una crescita significativa, con un incremento del 50% circa dal 2014 in rapporto al PIL, i mercati dei capitali non hanno ancora sviluppato appieno il loro potenziale in Europa. A questo proposito, secondo il report sarebbe necessario un cambio di paradigma: anziché concentrarsi esclusivamente sull’unione dei mercati dei capitali, occorrerebbe spostare maggiormente l’accento sui mercati dei capitali stessi, focalizzandosi sugli obiettivi e sui risultati anziché sulle iniziative legislative, oltre che su ciò che i singoli Stati membri possono e devono fare da soli, rispetto alle soluzioni a livello di Unione.

A titolo di esempio, oggi Francia e Germania insieme rappresentano oltre il 50% dell’attività dell’UE in cinque settori (attività assicurative, valore del mercato delle obbligazioni societarie, attività gestite, emissioni di obbligazioni societarie, valore del trading azionario) e oltre il 45% dell’attività in altri cinque. Questi due Paesi, con il loro potenziale economico e finanziario, hanno l’opportunità di guidare il processo di crescita dei mercati finanziari europei, fungendo da catalizzatori per un cambiamento. In aggiunta, l’esempio della Svezia dimostra come anche Paesi di dimensioni più contenute siano in grado di svolgere un ruolo significativo in questo processo. Con i suoi mercati finanziari ora più sviluppati anche rispetto al Regno Unito, il Paese scandinavo offre una testimonianza tangibile del potenziale di crescita e innovazione che può essere raggiunto attraverso investimenti mirati, politiche finanziarie adeguate e una governance efficace. 

Un altro punto cruciale è il fatto che, nonostante i progressi, le imprese europee dipendano ancora in gran parte dai prestiti bancari per i loro finanziamenti, una situazione che, sebbene abbia registrato miglioramenti nel corso degli anni, non è più sostenibile nel lungo termine. È essenziale in questo senso promuovere una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento, incoraggiando un ulteriore coinvolgimento dei mercati dei capitali e delle forme di investimento alternativo. Anche la sostenibilità gioca un ruolo importante nello sviluppo dei mercati dei capitali, e in questo aspetto l’UE ha avuto una crescita significativa, passando da una quota di attività totale dei capitali ESG di 136 miliardi di euro nel 2018, ai quasi 700 miliardi di euro nel 2022.

Un traguardo notevole ma che non è comunque sufficiente a raggiungere gli obiettivi climatici prefissati dall’UE. In conclusione, come spiega Christian Sewing, Chief Executive Officer di Deutsche Bank: «Solo un mercato dei capitali integrato, aperto e liquido consentirà all’Europa di mobilitare i capitali privati nella misura necessaria per trasformare la nostra economia. O per dirla in termini positivi: l’unione dei mercati dei capitali è il più grande programma di crescita che l’Europa può e deve intraprendere, essenzialmente a costo zero».

Edison è società leader dell’energia, con 140 anni di storia e primati che ne fanno il più antico operatore del settore in Europa. A fine ‘800 l’azienda ha avviato le proprie attività a Milano, contribuendo in maniera decisiva al processo di elettrificazione del Paese, oltre che al progresso sociale, culturale, economico ed industriale italiano. Oggi, a distanza di 140 anni, Edison è protagonista di una nuova trasformazione, quella della transizione energetica, con cui vuole contribuire con responsabilità al futuro del Paese per assicurare la sicurezza, la stabilità e l’autonomia del sistema energetico nazionale. Edison impiega oltre 5.500 persone, e, grazie al suo parco di produzione di energia elettrica altamente flessibile ed efficiente, opera in Italia ed Europa nella produzione rinnovabile e low carbon, nell’approvvigionamento e vendita di gas naturale, nella mobilità sostenibile, e attraverso Edison Energia ed Edison Next nei servizi energetici, ambientali e a valore aggiunto per clienti, aziende, territori e Pubblica Amministrazione.

La visione di Edison sul futuro è chiara: un piano di investimenti da 10 miliardi di euro entro il 2030, di cui l’85% in linea con i Sustainable Development Goals (SDG’s) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con cui rafforzare ulteriormente il proprio impegno per la transizione energetica del Paese. Nell’ambito di questo piano, il Gruppo di Foro Buonaparte ha l’obiettivo di raddoppiare l’EBITDA in una forchetta tra 2 e 2,2 miliardi di euro al 2030 rispetto a 1,1 miliardi di euro nel 2022, grazie a un significativo cambiamento del portafoglio industriale che porterà le attività a emissioni dirette nulle o quasi nulle a rappresentare il 70% del margine operativo lordo rispetto alla media dell’ultimo triennio pari al 35%. Entro i prossimi sei anni, la generazione elettrica rinnovabile rappresenterà oltre il 45% della redditività del gruppo, i servizi ai clienti industriali, domestici e alla pubblica amministrazione contribuiranno per circa il 25%, il gas e la produzione termoelettrica per il 30%. Dei 10 miliardi di investimenti previsti, 5 miliardi sono destinati allo sviluppo di nuova energia rinnovabile, circa 1 miliardo ai sistemi di flessibilità, 2,5 miliardi ai servizi energetici per la decarbonizzazione dei consumi, mentre 1-2 miliardi di euro alle attività gas.

La strategia 2030 di Edison si declina in tre pilastri: generazione elettrica sostenibile, sicurezza del sistema energetico grazie a un portafoglio gas sempre più decarbonizzato, e servizi a valore aggiunto per clienti e territori per la riduzione ed elettrificazione dei consumi. In particolare, nel settore elettrico Edison punta a mettere in portafoglio 5 GW di capacità rinnovabile installata tra eolico, fotovoltaico e idroelettrico (attualmente il gruppo ne detiene e gestisce 2 GW), realizzare almeno 2 nuovi impianti termoelettrici di ultima generazione altamente efficienti e flessibili che compensano l’intermittenza delle fonti rinnovabili; sviluppare 600 MW di sistemi di accumulo tra sistemi di pompaggio e batterie, e ottenere l’approvazione di almeno 1 sistema di cattura della CO2 da installare entro il 2035.

Passando al secondo pilastro, Edison punta entro il 2030 ad avere un portafoglio di contratti long-term di approvvigionamento gas compreso tra i 13 e i 15 miliardi di metri cubi, di cui almeno 2 miliardi di metri cubi da contratti flessibili per destinazione, al fine di adeguare l’approvvigionamento alle richieste dei mercati. Poi realizzare un secondo deposito di piccola scala (SSLNG) per il gas naturale liquefatto nel Sud del Paese al servizio della decarbonizzazione dei trasporti pesanti marittimi e terrestri, e portare idrogeno e biometano a rappresentare circa il 5% del portafoglio.

Terzo pilastro è quello dei servizi al clienti: Edison, attraverso le Società Edison Energia e Edison Next, stima di raddoppiarli a 4 milioni nel 2030 con una maggiore vicinanza al territorio attraverso una rete di 3mila partner commerciali e più di mille punti vendita al 2030. Punta anche a sviluppare più di 2mila comunità energetiche in ambito condominiale e oltre 100 Comunità Energetiche Rinnovabili (CER); installare presso i clienti industriali e della Pubblica Amministrazione fino a 1 GW di fotovoltaico per autoconsumo; e raddoppiare i punti luce pubblici gestiti arrivando a 2 milioni. Per raggiungere questi obiettivi, Edison intende assumere in media 300 persone all’anno, il 60% sul territorio; la metà saranno giovani neodiplomati e neolaureati, e almeno il 40% donne.

Guardando al 2040, l’ambizione della società è avere il 90% della propria produzione di energia decarbonizzata grazie all’impiego di rinnovabili e nuove tecnologie, come ad esempio la cattura della CO2 e il nuovo nucleare. In particolare, la società punta ad avviare due impianti nucleari da 340 MW ciascuno con tecnologia SMR tra il 2030 e il 2040. In quest’ottica, nel marzo del 2023, Edison si è impegnata nella sottoscrizione, assieme ad EDF ed Ansaldo Energia, di una Lettera di Intenti (LOI), per collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e favorirne la diffusione in prospettiva anche in Italia.

ENAV SpA è la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia. Da 45 Torri di controllo e da quattro Centri di controllo d’area fornisce tutti i servizi per la navigazione aerea, garantendo puntualità e sicurezza sullo spazio aereo nazionale H24. È tra i big five del Single European Sky, il Programma della Commissione europea per l’armonizzazione dei flussi di traffico continentale. Il Gruppo ENAV è anche responsabile dell’installazione e manutenzione dei sistemi per la navigazione aerea. Fornisce servizi di consulenza a oltre 100 clienti nel mondo grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e a diversi servizi ed è impegnata nella creazione dello U-space in Italia, lo spazio aereo dei droni. La sostenibilità è al centro delle strategie della Società, il primo Provider del traffico aereo al mondo a raggiungere la Carbon neutrality. ENAV è quotata in Borsa dal 2016 e il MEF – come socio di maggioranza – detiene il 53,3% del capitale.

Il 2023 è stato un anno di record per ENAV. I voli gestiti sono stati complessivamente 1.857.610, +11,5% rispetto al 2022. ENAV è tra i primi service provider al mondo per la performance operativa, grazie anche a una forte accelerazione degli investimenti sull’attività core. La capacità di gestire importanti volumi di traffico ha permesso all’azienda di raggiungere - per la prima volta dalla sua quotazione in Borsa - il miliardo di ricavi e a distribuire il dividendo più alto di sempre (0,23 euro per azione, in aumento del 17% rispetto al 2022). Per il 2024 si prevede un ulteriore aumento del traffico (circa il 7%).

I voli di questo periodo nello spazio aereo italiano stanno beneficiando di una innovazione che ENAV ha introdotto e ampliato: il Free Route, l’innovativa procedura che consente a tutti i velivoli di attraversare i cieli italiani con un percorso diretto e senza far più riferimento al vecchio network di aerovie, da fine marzo 2024, infatti, è stata ridotta la sua quota minima da 9mila a 6.500 metri. ENAV è il primo grande service provider in Europa ad implementare questa procedura su tutto il proprio spazio aereo. Per regolamento comunitario, tutti gli stati si dovranno adeguare entro dicembre 2025. ENAV lo ha fatto con quasi due anni di anticipo.

Dall’implementazione del Free Route a 9mila mt, avvenuta nel dicembre del 2016, fino al dicembre 2023, i benefici prodotti in termini di flight efficiency sono quantificabili in circa 87 milioni di km di riduzione delle percorrenze, grazie alle traiettorie dirette utilizzabili dai voli, con conseguente riduzione dei consumi quantificabili in circa 342 milioni di kg di carburante per minor emissioni di CO2 pari a circa 1 miliardo di kg. Ovviamente sono i sorvoli a sfruttare al massimo la procedura a 9mila mt potendo pianificare una rotta diretta dal punto d’ingresso al punto di uscita dello spazio aereo nazionale.

Grazie all’abbassamento del limite inferiore dello spazio aereo Free Route a 6.500 mt su tutto lo spazio aereo italiano anche i voli domestici, con percorrenze medio-corte, ne trarranno benefici ancora maggiori. Si prevede che le compagnie aeree potranno avere ulteriori risparmi come di seguito stimato:


2024
Riduzioni di consumi pari a 90 milioni di kg circa di carburante con minori emissioni di CO2 pari a 285 milioni di kg;


2025
Riduzioni di consumi per 91 milioni di kg circa di carburante con minori emissioni di CO2 pari a 287 milioni di kg circa;


2026
Riduzioni di consumi per 92,5 milioni di kg circa di carburante risparmiato con minori emissioni di CO2 pari a 292 milioni di kg circa.

In sostanza, grazie al free route, oltre a determinarsi un evidente miglioramento in termini di sostenibilità, si ha un beneficio economico per le stesse compagnie aeree in quanto ottimizzando i tempi di volo e adottando una pianificazione che tenga conto della semplificazione dello spazio aereo sopra i 6.500mt, i consumi di carburante ed i relativi costi possono essere ridotti. Il beneficio economico è esteso non solo ai voli domestici o ai voli internazionali che hanno origine o destinazione in Italia, ma anche a quei voli che attraversano lo spazio aereo italiano con provenienza e destinazione fuori dai confini nazionali (per esempio, Parigi-Il Cairo o Londra-Malta).

Restando in tema di innovazione e sostenibilità, il futuro prossimo vedrà l’utilizzo dei droni impegnati anche nel campo logistico. Amazon ha siglato un Memorandum of Understanding con ENAV individuando nell’Azienda guidata da Pasqualino Monti, il partner per avviare la sperimentazione per la consegna dell’«ultimo miglio» attraverso l’utilizzo dei droni entro la fine del 2024. Viene definita «ultimo miglio» la tappa finale del percorso di una spedizione, più precisamente è il tragitto che va dal centro di distribuzione locale al consumatore finale. L’Italia sarà dunque tra i primi paesi europei a supportare uno dei più importanti player mondiali nell’utilizzo dei droni nel campo della logistica. Le attività saranno condotte con il supporto di D-Flight, la società del Gruppo ENAV che gestisce la piattaforma dedicata ai servizi per i droni. Amazon Prime Air, in qualità di operatore di droni, interagirà con il Gruppo ENAV per la ricezione di tutte le informazioni essenziali per garantire il movimento efficiente e sicuro dei voli a pilotaggio remoto nello spazio aereo italiano.

Eni è presente in 61 Paesi, con oltre 30mila dipendenti. Nata come compagnia oil & gas, oggi si è trasformata in una società integrata dell’energia: ricopre un ruolo di primo piano nel garantire la sicurezza energetica e gioca un ruolo centrale nella transizione energetica. Ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, attraverso la decarbonizzazione dei propri processi e dei prodotti che vende ai propri clienti. In linea con questo obiettivo, Eni investe nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie in grado di accelerare la transizione verso un’energia sempre più sostenibile.Le fonti rinnovabili, i biocarburanti, la cattura e lo stoccaggio della CO2 sono solo alcuni esempi delle attività e degli ambiti di ricerca di Eni, che si estende anche a tecnologie game-changer come l’energia da fusione – la tecnologia che in futuro potrebbe permettere di generare energia sicura, virtualmente illimitata e a zero emissioni, utilizzando il principio che illumina le stelle. Le attività tradizionali di Eni, come l’esplorazione e la produzione di idrocarburi, continuano a portare valore alla società a sostegno del processo di trasformazione, contribuendo al contempo a garantire l’affidabilità della fornitura di energia. A supporto della propria trasformazione e del percorso di transizione, Eni ha costituito alcune società satellite, costruendo così una struttura che contribuisce a liberare nuovi investimenti nei settori strategici di attività.

Negli ultimi 35 anni MF è stato testimone attento e informato degli scenari economico-finanziari globali, dei quali l’energia è parte fondamentale. Oggi, rispetto ad allora, il mondo dell’energia è radicalmente cambiato, insieme agli scenari geopolitici e tecnologici che l’hanno accompagnato. Due esigenze vitali si stanno oggi sovrapponendo. La necessità di compiere la transizione energetica, imprescindibile e irreversibile, e l’esigenza di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la sostenibilità economica dell’energia, a favore della competitività delle imprese e dei bilanci delle famiglie, tramite la produzione di energia tradizionale di cui la domanda mondiale è ancora preponderante rispetto alle nuove energie.

Eni oggi è attore primario nel perseguire questi obiettivi. È in prima linea nel contribuire alla sicurezza energetica italiana ed europea soprattutto attraverso la ricerca, sviluppo e produzione della più pulita delle fonti tradizionali, il gas, di cui sta significativamente abbattendo le emissioni upstream attraverso iniziative tecnologiche all’avanguardia. Sta inoltre cominciando a crescere in modo importante nei business legati alla transizione, con Plenitude nelle rinnovabili, Enilive nella bioraffinazione, e nei progetti legati alla cattura e stoccaggio della CO2 per la decarbonizzazione delle industrie cosiddette hard to abate. Mantiene come costante i valori fondamentali che la guidano in tutti i Paesi in cui opera: innovazione tecnologica, passione e expertise delle proprie persone, cultura dell’evoluzione.

Dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti, da diversi anni Eni sta focalizzando la propria ricerca e produzione di idrocarburi prevalentemente sul gas, meno impattante del petrolio, e in particolare su quello prodotto nei Paesi in cui opera. Grazie a questo approccio e al costante consolidamento dei rapporti con i Paesi che la ospitano – ai quali lascia buona parte dell’energia che produce supportandoli nell’ampliare l’accesso all’energia delle popolazioni locali – Eni è stata in grado lo scorso anno di pianificare la sostituzione del gas russo in portafoglio in tre inverni, diversificando le rotte di fornitura e sanando un grande problema di sicurezza energetica. La strategia sul gas, le sempre maggiori soluzioni legate alle nuove energie e l’ulteriore consolidamento delle alleanze con i Paesi produttori, soprattutto africani, saranno fondamentali nel prossimo futuro per contribuire a costruire un modello solido di sicurezza degli approvvigionamenti, sviluppo e transizione energetica tra Italia, Europa e Africa.

Dal punto di vista della transizione energetica, Eni ha iniziato a trasformare le sue attività 10 anni fa, investendo massicciamente in tecnologia, creando la piattaforma industriale per le nuove energie, avanzando nell’abbattimento delle emissioni delle attività tradizionali, ed è stata in grado ormai quattro anni fa di mettere nero su bianco un percorso di decarbonizzazione verso il net zero al 2050 scandito da obiettivi intermedi e che comprende tutte le emissioni, da quelle dei propri processi industriali a quelle generate dai clienti con i suoi prodotti. Oggi i business legati alla transizione stanno crescendo. Per fare due esempi, Plenitude, società di Eni che detiene per il gruppo la capacità installata di rinnovabili e i punti di ricarica per veicoli elettrici (24mila nel 2024), quest’anno raggiungerà i 4 GW di capacità e supererà gli 8 GW nel 2027, generando nel 2024 un Ebitda pro-forma pari a 1 miliardo di euro e nel 2027 pari a 2 miliardi di euro. Enilive, società dedicata alla mobilità sostenibile e alla produzione di biocarburanti, genererà nel 2024 un Ebitda pro-forma di 1 miliardo di euro e di oltre 1,6 miliardi di euro nel 2027. Sono due delle società che Eni sta dedicando alla transizione energetica (farà lo stesso percorso con le attività di cattura e stoccaggio della CO2, della chimica bio e dell’economia circolare), che fino a poco tempo fa non esistevano e che Eni, attraverso il suo approccio industriale, economico e finanziario sta facendo crescere e svilupperà in modo che vivano dei loro stessi profitti, attraendo investimenti e creando valore e sviluppo.

Eni sta inoltre investendo in tecnologie breakthrough – che hanno cioè il potenziale di rivoluzionare il mondo dell’energia – come la fusione magnetica, che in futuro potrebbe permettere di generare energia sicura, virtualmente illimitata e a zero emissioni, utilizzando il principio che alimenta il sole. Eni continua inoltre a investire in modo significativo in ricerca scientifica e tecnologie applicate per poterle scalare a livello industriale, generando soluzioni sia internamente che stringendo accordi con i più prestigiosi istituti di ricerca a livello mondiale.

Il benessere globale dipenderà dall’evoluzione dell’energia che è determinato dallo sviluppo scientifico e tecnologico che hanno sempre fatto parte del modo di fare impresa Eni. Negli ultimi 35 anni, il mondo dell’energia ha subito grandi evoluzioni, sia in termini geopolitici che in termini di priorità, dando inizio al processo di transizione in cui siamo immersi in questo momento. I prossimi 35 saranno fondamentali per portare a compimento la trasformazione verso un sistema energetico a basse emissioni, garantendo allo stesso tempo un approvvigionamento sicuro a una sempre più numerosa popolazione mondiale.

Esselunga è una delle principali realtà italiane nella grande distribuzione. Opera in Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio con diversi format di negozi. Fanno parte di Esselunga anche i Bar Atlantic, catena di bar che rappresenta una realtà consolidata nel panorama della ristorazione in forte espansione nel suo settore, e i Beauty Store eb® che uniscono servizi di profumeria e cura della persona. La storia di Esselunga inizia nel 1957 con l’apertura a Milano del primo supermercato in Italia. Oltre che distributore, Esselunga è una food company che realizza prodotti freschi nei propri stabilimenti. Obiettivo quotidiano è garantire la soddisfazione del cliente offrendo servizi e prodotti di qualità, con grande attenzione a convenienza, territorio e made in Italy. Costante è anche l’impegno per la sostenibilità e per le comunità, con attività a sostegno della cultura, del sociale, della salute, dell’educazione e dello sport.

EsselungaLab è un laboratorio dinamico di servizi, tecnologie, metodi di comunicazione, materiali e soluzioni d’arredo che sorge all’interno del Mind Milano Innovation District. Un negozio che ha tre anime, il market essenziale, la caffetteria e l’offerta di ristorazione veloce, in cui Esselunga sperimenta un concetto innovativo di retail e soluzioni all’avanguardia per rispondere a nuove esigenze di consumo.

Innovazione, sostenibilità e inclusione sono gli elementi che ne hanno ispirato la progettazione. EsselungaLab si sviluppa su due piani: al piano terra si trovano la caffetteria, con un dehor, e il market per una spesa grab&go che offre un’ampia selezione di prodotti essenziali in modalità self-service: gastronomia, frutta e verdura, pesce, sushi e carne confezionati, il pane fresco e la pasticceria Elisenda.

Il primo piano, con un’area lounge in terrazza, è interamente dedicato alla ristorazione espressa con un’area aperitivi e panineria, la cucina a vista e un’isola per la preparazione di insalate dove è presente un “cobot” che lavora a supporto degli operatori per la preparazione di insalate e uno schermo oled trasparente. L’offerta di ristorazione è molto ampia con primi e secondi, hamburgeria, macedonie, torte, spremute, cocktail e specialità preparate al momento, proposte interamente vegetali e ricette healthy, con un menù in continuo rinnovamento.

Nel market il cliente può vivere una nuova esperienza di spesa grazie a una tecnologia innovativa basata su un sistema che integra computer vision e sensori intelligenti. Nello specifico, dopo aver prelevato gli articoli desiderati da ogni scaffale, recandosi nell’area self-checkout trova la lista completa di tutti gli articoli selezionati e inviati automaticamente in tempo reale dal sistema direttamente alla cassa. Una volta controllato il carrello virtuale, il cliente può procedere in autonomia al pagamento e uscire dal negozio. La soluzione impiegata è EasyOut Frictionless checkout offerta da Trigo, che attraverso una combinazione di componenti hardware (telecamere e scaffali) che sfruttano computer vision e sensori intelligenti analizza 100 milioni di immagini real-time di ciò che avviene all’interno dello store ogni giorno.

Esselunga ha scelto di contraddistinguersi ulteriormente adottando un sistema ibrido che consente di mantenere integro l’intero assortimento, pesi variabili inclusi, ad esempio con le referenze “Cucina Esselunga” che il cliente può registrare una volta arrivato in cassa. EsselungaLab è stato sviluppato grazie alla collaborazione con l’associazione “Design for all Italia”, coinvolgendo clienti di diverse fasce di età ed esigenze che hanno fornito idee e spunti per creare un ambiente con arredi, spazi e segnaletica fruibili da tutti.

Sono stati così introdotti accorgimenti come i corrimani a doppia altezza per essere utilizzati anche dai bambini e l’impiego di totem digitali interattivi, semplici da consultare e che offrono un processo di pagamento rapido e intuitivo. L’attenzione alla sostenibilità è presente nella scelta degli arredi come i banconi, i tavoli e le sedute in materiali riciclati o riciclabili, i pannelli solari sul tetto per la produzione di energia e nella scelta di ridurre al minimo la presenza di plastica.

Questo spazio si differenzia da ogni formato Esselunga esistente. Infatti, il LAB è stato progettato per essere in continua evoluzione, permettendo di esplorare nuove soluzioni con l’obiettivo di implementare le più efficaci all’interno della rete di negozi e di offrire soluzioni semplici e rapide alle nuove esigenze di spesa, con un impegno verso un futuro più sostenibile, inclusivo e innovativo.

Il Gruppo FS, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris, gioca un ruolo chiave nel sistema di mobilità del Paese in un’ottica di integrazione tra infrastrutture e differenti modalità di trasporto. FS Italiane mira a dare certezza di esecuzione delle opere infrastrutturali, favorire il trasporto collettivo multimodale rispetto a quello privato, rafforzare l’autonomia energetica e incrementare, fino a raddoppiare, il trasporto merci su ferro. L’infrastruttura ferroviaria gestita dal Gruppo corre per oltre 17mila km, di cui più di 1.000 chilometri dedicati ai servizi Alta Velocità/Alta Capacità. FS gestisce anche una rete stradale di circa 32mila chilometri. Con i suoi oltre 91mila dipendenti, 10mila treni al giorno, circa 700 milioni di presenze annuali su convogli e bus e più di 40 milioni di tonnellate di merci all’anno, il Gruppo è leader nel trasporto passeggeri e merci su ferro. La governance si articola su quattro Poli di business - Infrastrutture, Passeggeri, Logistica e Urbano con la Holding che svolge funzione di indirizzo, coordinamento, controllo strategico e finanziario.

Una piattaforma robotica modulare per rendere più efficiente, sicura ed automatizzata la manutenzione dei treni. Nasce così l’innovazione ARGO (Autonomous Robotic inspection of rollinG stOck) frutto della collaborazione fra Trenitalia, capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS e la Spin-off NGR (Next Generation Robotics) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il robot grazie alla sua sensoristica avanzata, all’intelligenza artificiale e al suo continuo machine learning monitora e ispeziona nel dettaglio i sottocassa dei treni, la parte inferiore dei convogli.

ARGO è una piattaforma robotica modulare che, scorrendo sui binari e sotto al treno, permette di guardare fin dove l’occhio umano non potrebbe arrivare, analizzando nel dettaglio tutti i componenti del convoglio e la loro condizione. In particolare, controlla la presenza/assenza di componenti e il loro stato di usura, il deterioramento, ed eventuali perdite. Il robot è strutturalmente composto da alcuni gruppi-ruote, che permettono l’adattamento alle diverse condizioni durante la marcia da un telaio, che contiene la sensoristica indispensabile alle sue funzioni e da un’architettura informativa comprendente da un lato la parte di controllo del dispositivo e dall’altro la parte di trasmissione e conservazione dei dati acquisiti.

ARGO è inoltre utilizzato nell’ambito del partenariato europeo decennale per la ricerca e innovazione ferroviaria Europe’s Rail del quale il Gruppo FS, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris, è membro fondatore. In particolare, il Robot sarà utilizzato nel progetto di ricerca europeo IAM4RAIL - finalizzato alla gestione intelligente e integrata degli asset ferroviari, e lo sviluppo di soluzioni innovative per le infrastrutture, asset e rotabili al quale FS prende parte insieme ai partner europei - per lo sviluppo per lo sviluppo di nuovi algoritmi di intelligenza artificiale finalizzati alla manutenzione predittiva dei rotabili applicati alla robotica.

Il robot, in sperimentazione presso le officine di manutenzione della Direzione Business Intercity di Roma San Lorenzo, rappresenta per FS solo un primo tassello verso l’impiego di tecnologie robotiche capaci di aumentare la sicurezza dei treni, nonché migliorare le condizioni di lavoro degli operatori addetti alle ispezioni dei mezzi. Il Gruppo è infatti quotidianamente impegnato per realizzare un sistema di mobilità integrato, connesso, sostenibile e digitale. È proprio la digitalizzazione, tra i fattori abilitanti del Piano industriale del Gruppo, a giocare un ruolo fondamentale anche per lo sviluppo della manutenzione predittiva per favorire la raccolta, l’analisi e l’elaborazione di dati sullo stato delle infrastrutture.

Tradizionalmente, la manutenzione è sempre stata di tipo programmato o correttivo (quando le riparazioni avvenivano solo dopo che un guasto si era verificato). La manutenzione predittiva invece cambia il paradigma, consentendo un intervento tempestivo basato su indicatori predittivi che segnalano anomalie e degrado delle attrezzature. Una metodologia avanzata che mira a prevenire guasti e migliorare l’efficienza delle attività di manutenzione attraverso l’analisi dei dati. Uno dei punti cruciali di questa metodologia è l’acquisizione dati.

Il Gruppo FS in generale ha introdotto un ventaglio di soluzioni tecnologiche su questo campo che vanno dal sistema BigData dove far confluire i dati della telediagnostica, ai treni diagnostici per la supervisione dell’armamento, dalla sensorizzazione dei ponti e viadotti ai fini dell’analisi vibraziometrica agli smart train e smart bus. In ottica predittiva, il modello di business introdotto prevede che le informazioni utili tramite algoritmi predittivi che trasformano i dati ingegneristici acquisiti dal campo o dai treni in informazioni ad alto valore aggiunto.

La manutenzione predittiva rappresenta un approccio innovativo e altamente efficace per migliorare l’affidabilità e l’efficienza delle attività di manutenzione. Attraverso l’uso di tecniche avanzate come l’analisi statistica, l’analisi delle serie temporali, il machine learning e l’intelligenza artificiale, le organizzazioni possono ottenere informazioni preziose per prendere decisioni informate e proattive. L’analisi dei dati svolge, infine, un ruolo centrale in questo processo, consentendo l’identificazione di anomalie, la previsione dei guasti e l’ottimizzazione delle attività di manutenzione.

Fincantieri è uno dei principali complessi cantieristici al mondo, l’unico attivo in tutti i settori della navalmeccanica ad alta tecnologia. È leader nella realizzazione e trasformazione di unità da crociera, militari e offshore nei comparti oil & gas ed eolico, oltre che nella produzione di sistemi e componenti, nell’offerta di servizi post-vendita e nelle soluzioni di arredamento navale. Grazie alle capacità sviluppate nella gestione di progetti complessi il Gruppo vanta referenze di eccellenza nelle infrastrutture, ed è operatore di riferimento nel digitale e nella cybersecurity, nell’elettronica e sistemistica avanzata. Con oltre 230 anni di storia e più di 7mila navi costruite, Fincantieri mantiene il proprio know-how e i centri direzionali in Italia, dove impiega 10mila dipendenti e attiva circa 90mila posti di lavoro, che raddoppiano su scala mondiale in virtù di una rete produttiva di 18 stabilimenti in quattro continenti e quasi 21mila lavoratori diretti.

Fincantieri è uno dei principali complessi cantieristici al mondo, leader nella realizzazione e trasformazione di unità da crociera, militari e offshore nei comparti oil & gas ed eolico. Il 2023 è stato l’anno in cui il Gruppo ha avviato il nuovo Piano Industriale 2023-2027, «Future on board», con cui vuole accelerare con coraggio imprenditoriale verso l’obiettivo della nave green e digital, le due leve tecnologiche individuate per aumentare la competitività dell’azienda. Gli ultimi risultati di bilancio, appena presentati, si caratterizzano per il netto aumento della redditività, con un EBITDA a 397 milioni di euro (+80% rispetto al 2022) e un EBITDA margin al 5,2%.

Il Gruppo, per accrescere ulteriormente la propria distintività, punta a occupare anche le adiacenze più promettenti. In particolare, l’eolico offshore galleggiante rappresenta un’intera nuova industria su cui l’Italia può sfruttare un significativo vantaggio logistico. L’eolico offshore galleggiante prevede l’installazione di piattaforme triangolari (floater) di 100 metri per 100 metri per 100 metri, semisommergibili, ancorate sul fondale, equipaggiate con una torre di 150 metri e una pala di 250 metri di diametro. Questo è il futuro delle energie rinnovabili. Considerati i corridoi del vento, infatti, il Mediterraneo è un’area privilegiata perché sotto il Golfo del Leone parte il Mistral che diventa Maestrale-Meltemi, una potenziale fonte di energia regolare. Tale soluzione, inoltre, permette di superare i problemi di invasività e accettabilità sociale, mitigati dal fatto che i campi sorgeranno ad oltre 20 miglia dalla costa, sul corridoio del vento.

I Paesi dell’Unione Europea avevano pianificato di raggiungere nel 2023 circa 18 gigawatt di energia da eolico offshore. Si tratta di una cifra che è utile a restituire la dimensione di questa economia nascente. Per arrivare a quella quota servirebbero circa 1.900 floater, per costruire ognuno dei quali occorrono 4mila tonnellate di acciaio lavorato. In altre parole, l’Europa dovrà produrre – e dovrà farlo in maniera sostenibile – 5 milioni di tonnellate di acciaio. Il 20% di quel mercato equivale a un 1 milione di tonnellate di acciaio da lavorare in poco più di sei anni, ovvero 150mila tonnellate all’anno: esattamente quante ne lavora complessivamente oggi Fincantieri.

Il mercato dell’eolico offshore significherebbe, dunque, «attivare» una seconda Fincantieri. 

Anziché acquisire queste tecnologie all’estero è auspicabile abilitare un ecosistema italiano, considerata la disponibilità del Mediterraneo, dello spazio, dei porti e delle maestranze. Sarà necessario investire, oltre che disegnare le catene di fornitura, in questi luoghi di fabbricazione.

Si tratta di un’intera industria che partirà, un’industria pesante con baricentro nel centro-sud della penisola, in prossimità dei punti di installazione. In Europa l’Italia è il primo paese per cantieristica, il secondo per produzione di acciaio e leader nella manifattura. La tecnologia esiste ed è matura. Occorre industrializzarla, ovvero rendere possibili i volumi richiesti, anche attraverso un’accelerazione regolamentare che metta in moto, come conseguenza, quella industriale.

Fincantieri, tra i primi al mondo nella navalmeccanica complessa, nell’ingegneria del mare, nella marinizzazione dell’acciaio, è pronta a progettare un ciclo industriale a vent’anni per questa industria. Si tratta di uno dei migliori esempi di ciò che Fincantieri può fare come consolidatore e catalizzatore delle competenze presenti nel Paese, suggellando un continuo processo evolutivo de parte della filiera nazionale che deve trovare una dimensione adeguata per affrontare le crescenti sfide del futuro.

Generalfinance, quotata su Euronext STAR Milan, è un intermediario finanziario che eroga servizi di factoring, capace di offrire supporto al circolante e alle forniture con le seguenti modalità: Credit Management: consente al creditore di esternalizzare alcune delle attività svolte internamente dall’azienda, riuscendo a ottenere maggior efficacia (la gestione è un’attività «core» per il factor) e maggior efficienza (il factor beneficia di economie di scala).

Credit Financing

Si analizzano i crediti ceduti e i relativi debitori in aggiunta alle consuete valutazioni del merito creditizio e si fornisce liquidità immediata alle imprese clienti.

Credit Insurance

Si valutano le specificità dei crediti ceduti e i relativi debitori, valutando anche la possibilità di concedere la garanzia di solvibilità (factoring pro-soluto).

Dal 1982 ci occupiamo di sostenere le aziende italiane. Supportiamo gli imprenditori e ci piace definirci «La Clinica delle Imprese», poiché focalizziamo il nostro business sul sostegno alle realtà che attraversano situazioni di tensione finanziaria, che richiedono interventi altamente specialistici, che hanno buone prospettive industriali e qualità del portafoglio clienti sia in Italia sia all’estero. Siamo un partner strategico e forniamo servizi a elevato valore aggiunto nell’ambito della gestione del credito e nel supporto del circolante.

Il nostro approccio è tailormade: si può affermare che non esiste una ricetta valida per tutte le aziende che necessitano di cure, ma occorre studiare e analizzare ogni singolo caso, ciascuna situazione, identificando il percorso da seguire per accompagnare e supportare ogni azienda nel modo più adatto. In ambito internazionale, inoltre, anche grazie alla storica partnership con Allianz Trade, siamo in grado di supportare le aziende manifatturiere in tutti i principali Paesi del mondo, smobilizzando le fatture e gestendo l’incasso del credito. Nel 2023 il 27% circa dei crediti smobilizzati erano riferibili a Debitori Ceduti Esteri.

Uno dei nostri punti di forza è senza dubbio l’esperienza: operiamo sul mercato da oltre 40 anni e questo rappresenta un plus, un segnale di stabilità, di affidabilità e di eccellenza. Avere una lunga esperienza sul mercato dimostra che siamo stati in grado di affrontare e di superare il susseguirsi di sfi de e cambiamenti, dimostrando capacità di adattamento alle evoluzioni del settore e alle specifiche necessità delle imprese. Una presenza così duratura è inoltre sinonimo di un forte impegno e della capacità di offrire servizi di qualità e ad alto valore aggiunto. Operiamo con cedenti italiani principalmente nell’ambito manifatturiero (60%), commerciale (20%) e in via residuale con tutti gli altri settori. Siamo un factor specializzato nel finanziamento a PMI produttive, che danno stabilità al nostro turnover.

Cerved ha stimato che nel nostro Paese esistono circa 100 mila realtà vulnerabili o a rischio di default. Contestualmente al deterioramento del quadro macroeconomico, vi è inoltre una sensibile, graduale e progressiva riduzione degli impieghi del settore bancario tradizionale nei confronti di questo tipo di clientela. La somma degli effetti sopra indicati fa emergere una forte domanda di finanziamento per le imprese «distressed», che operatori altamente specializzati come noi possono intercettare, contribuendo a preservare centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. In questo senso, l’evoluzione della normativa sulla crisi d’impresa degli ultimi anni ha fornito nuovi strumenti utili per assistere le imprese che si trovano in una situazione di crisi, oltre che di insolvenza. Nei prossimi anni si stima una crescita importante dei crediti deteriorati del sistema bancario, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti UTP (Unlikely to Pay), riferiti a società non ancora in default ma con importanti segnali di tensione e difficoltà nei pagamenti dei debiti finanziari. Gli UTP rappresentano per noi il focus d’intervento e in questo quadro ci aspettiamo un aumento della clientela potenziale.

Nel corso degli anni la specializzazione del team è aumentata considerevolmente. Il nostro obiettivo è rimasto immutato: evitare e scongiurare la chiusura delle aziende attraverso il supporto finanziario nel contesto di un adeguato e credibile percorso di risanamento. La liquidazione di un’impresa ha talvolta forti ripercussioni sociali: significa la perdita di molti posti di lavoro, lo smembramento di asset industriali importanti e una distruzione di valore per il Paese. Nello svolgimento della nostra attività partiamo sempre da un punto preciso: l’analisi industriale. Questo step è imprescindibile perché senza la credibilità del business (inteso come settore, modello, prospettive e potenzialità) è impossibile costruire uno scenario di risanamento di un’azienda.

In questa fase andiamo a valorizzare i cosiddetti elementi cardine, quali: la forza del marchio, la qualità della clientela e la potenzialità di sviluppo del settore di appartenenza. Successivamente ci occupiamo dell’analisi manageriale per verificare che all’interno dell’impresa in difficoltà siano presenti delle figure professionali esperte e adeguate, capaci di gestire un’azienda in crisi. Al fine di risanare l’impresa è necessario poi passare attraverso l’analisi finanziaria. Ogni percorso di risanamento deve prevedere il corretto cash flow per garantire la continuità aziendale. Durante questa fase la società è chiamata a individuare soluzioni rapide, come ad esempio lo smobilizzo dei crediti, che possano essere approntate tramite istruttorie snelle e tempestive, sebbene rigorose.

Infine, l’ultimo - ma non per questo meno importante - passaggio è quello dell’analisi giuridica. Il Legislatore, in merito alla disciplina della crisi di impresa, mette a disposizione degli operatori una serie di strumenti procedurali flessibili, in grado di intercettare tutti gli stadi evolutivi della situazione di deterioramento e di offrire adeguate soluzioni. In questo quadro il debitore e i vari stakeholders possono quindi trovare reciproca soddisfazione avendo a disposizione diverse soluzioni negoziali. Allo stesso tempo, i finanziatori possono individuare un giusto compromesso tra il rischio del supporto all’impresa in crisi, le tutele legalmente accordate ai finanziamenti effettuati in funzione e in esecuzione dei piani di ristrutturazione e i principi di «sana e prudente gestione».

Con Clip ho voluto rappresentare un amore al suo inizio, delicato e fragile come il legame di una graffetta che tiene insieme i fogli. Lascia segni leggeri sulla carta, come a descrivere un inizio carico di promesse e speranze. Nelle realizzazioni più importanti della collezione, la parure con diamanti ad esempio, ho voluto esprimere con le gemme che prendono il sopravvento sull’oro le promesse che quell’amore può fare. Noi, rappresenta invece la metafora dell’infinito; attraverso la sezione variabile dell’oro, la coppia diventa una cosa sola anche se con identità distinte come due fili d’oro, uno più sottile e uno più spesso, che si uniscono in un tutt’uno per diventare l’infinito. Aura esprime l’energia dell’universo e rimanda a una suggestione che ho avuto osservando i misteriosi cerchi nel grano comparsi in Inghilterra alcuni anni fa. Un vortice destinato a raccogliere l’energia dell’Universo e a restituirla potenziata, come l’Aura che circonda ciascuno di noi.

La collezione Vita trae ispirazione dal momento in cui mio figlio (simboleggiato da una bellissima Tanzanite) si è sciolto dall’abbraccio protettivo di noi genitori per iniziare il suo percorso nel mondo. Con Genesi, la spirale perfetta che guida la forma di tutte le cose (la forma delle galassie, il modo di disporsi dei petali di una rosa, la spirale descritta dai numeri di Fibonacci), ho riflettuto - proprio quando stavamo per uscire dal lock down - sulla nascita del creato e ho pensato che l’energia contenuta in questa specie di molla spiraliforme dovesse essere rappresentata dalle gemme che sembrano scaturire dal filo d’oro.

Sono orgoglioso di rappresentare la settima generazione della famiglia e di averne mantenuto viva la tradizione orafa. Sul finire degli anni ’90 decisi di concentrarmi sull’alta gioielleria e progressivamente accantonai la produzione in argento, che è stata a lungo l’attività prevalente dell’azienda.

Ho ereditato dalle passate generazioni della mia famiglia 270 anni di storia del ben fatto e di cura dei dettagli, un’eredità fatta di attenzione ai sogni dei clienti - da Papa Pio VI alla famiglia Doria e Doria Pamphili ai grandi nomi degli ultimi due secoli - fino alle tante star che sui red carpet di tutto il mondo scelgono oggi le mie creazioni per esprimere se stesse (senza ricevere un compenso per questo, tranne la mia gratitudine).

Per me tutte le clienti hanno diritto ad avere quello che più corrisponde ai loro sogni. Come ricordo spesso alle mie persone, il nostro lavoro non si limita alla creazione di un gioiello. Il nostro impegno è quello di dare forma alle grandi emozioni della vita. Se un gioiello non mi emoziona non lo produco.

Da genovese, tendo a ricordare questo anniversario con modestia, so che si tratta di una storia importante, ne sento tutta la responsabilità e sono consapevole del fatto che la mia azienda rappresenti oggi un’eccellenza nel mondo della gioielleria di alta gamma. Tuttavia la soddisfazione più grande è vedere la felicità negli occhi delle clienti quando indossano una mia creazione. È una sensazione unica e impagabile che mi riempie di felicità e mi stimola a proseguire nel mio lavoro con ancora maggiore impegno.

Nella ricerca della qualità metto una grande cura nei dettagli, anche quelli più invisibili. Ogni mio gioiello è fatto con sincerità, nel senso che dietro ogni mia ispirazione si cela un colore o una forma legati ad una sensazione, un’emozione, una storia vera della mia vita. I miei gioielli sono sempre leggeri. L’oro, se non mi è necessario per descrivere una forma, deve semplicemente servire a tenere in posizione i colori, le gemme che ho scelto, lasciando a queste ultime il compito di disegnare una forma e dei volumi.

Dal punto di vista aziendale, dopo 270 anni, sono orgoglioso di aver fondato il Gruppo Gismondi, che comprende oltre alla capofila Gismondi 1754, presente in 4 continenti, Vendorafa, acquisita nel 2023 per dare continuità ad uno storico Brand valenzano, e Hyperion Lab, fabbrica di gioielli di Valenza. Con il mio team abbiamo consolidato le basi su cui si sostiene il nostro lavoro; è stato ed è un lavoro entusiasmante. Penso che Giobatta possa continuare a tenermi una mano sulla spalla per i prossimi anni e che possa essere contento di quello che abbiamo realizzato.

Infine, l’ultimo – ma non per questo meno importante – passaggio è quello dell’analisi giuridica. Il Legislatore, in merito alla disciplina della crisi di impresa, mette a disposizione degli operatori una serie di strumenti procedurali flessibili, in grado di intercettare tutti gli stadi evolutivi della situazione di deterioramento e di offrire adeguate soluzioni. In questo quadro il debitore e i vari stakeholders possono quindi trovare reciproca soddisfazione avendo a disposizione diverse soluzioni negoziali. Allo stesso tempo, i finanziatori possono individuare un giusto compromesso tra il rischio del supporto all’impresa in crisi, le tutele legalmente accordate ai finanziamenti effettuati in funzione e in esecuzione dei piani di ristrutturazione e i principi di «sana e prudente gestione».

Iren, multiutility quotata alla Borsa Italiana, opera nei settori dell’energia elettrica (produzione, distribuzione e vendita), del teleriscaldamento (produzione, distribuzione e vendita), del gas (distribuzione e vendita), della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali (raccolta e smaltimento dei rifiuti), delle soluzioni integrate per l’efficienza energetica di soggetti pubblici e privati e dei servizi per le Pubbliche Amministrazioni. Il Gruppo Iren, che vanta una storia di 100 anni di servizi per le comunità, è strutturato sul modello di una holding industriale, che raggruppa tutte le attività staff corporate di Gruppo, e quattro Business Unit - governate da quattro Società capofiliera - che presidiano le attività per linea di business secondo un modello fondato su competenze e digitalizzazione dei processi, fortemente scalabile con l’immediata integrazione di tutte le realtà acquisite. L’assetto del Gruppo è volto a rafforzare il radicamento territoriale e l’integrazione delle diverse filiere. Il Gruppo opera in un bacino multiregionale con 11mila dipendenti, un portafoglio di circa 2,5 milioni di clienti nel settore energetico, 2,9 milioni di abitanti serviti nel ciclo idrico integrato e di oltre 3,8 milioni di abitanti nei servizi ambientali.

Non c’è modo migliore per celebrare una storia di 35 anni, che immaginarne i prossimi 35. In effetti, per chi ha il racconto della storia e della realtà come vocazione e missione quotidiana, proiettarsi al futuro non è tanto un esercizio di retorica, quanto uno sforzo a servizio dei lettori prima ancora che della propria professionalità.

Per questo assume ulteriore valore questo spazio, dedicato ad una riflessione sul mondo che ci circonda e sulla sua evoluzione futura, in cui gioca un ruolo predominante il tema della transizione energetica. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma, centrato sulla decarbonizzazione, cioè la riduzione progressiva delle fonti fossili e la dismissione delle centrali a carbone.

In questo processo, le cosiddette terre rare assumono un ruolo particolarmente strategico, essendo metalli fondamentali per la realizzazione di prodotti di alta tecnologia, tra cui quelli indispensabili per l’approvvigionamento di energia rinnovabile come pannelli solari e turbine eoliche. Per questo, il tema è decisivo e strategico: la necessità di queste materie prime rappresenterà la prossima crisi globale, e potenziale fonte di conflitti, esattamente come stiamo vedendo con l’energia e come vedremo anche con l’acqua.

Ad oggi, la Cina ha una leadership dominante in questo ambito. Pechino è il principale fornitore europeo per il 56% delle materie prime critiche, con implicazioni significative per i target energetici al 2030: se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbe impossibile il raggiungimento degli obiettivi della transizione.

Il Gruppo Iren, consapevole della rilevanza strategica della materia, ha realizzato insieme ad Ambrosetti uno studio dedicato proprio al tema delle terre rare e del fabbisogno futuro di queste materie prime, con particolare focus sul mercato italiano. I risultati dell’analisi evidenziano come il fabbisogno odierno italiano di materie prime strategiche al 2040 sia previsto crescere fino a 11 volte rispetto a oggi. Allo stesso tempo, emerge come l’estrazione di materiali minerali metallici in Italia sia oggi sostanzialmente nulla, con tempi autorizzativi per valorizzare un nuovo sito minerario che raggiungono in Europa tra i 15 e i 17 anni.

Se lo scenario è a tinte fosche, tuttavia, c’è una via d’uscita: infatti, dallo studio emerge che nel 2040 il riciclo potrà soddisfare dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuale di materie prime strategiche, superando il target del 15% fissato dalla Commissione Europea. Proprio l’economia circolare rappresenta una leva ad alto potenziale per questo settore.

L’Italia, in termini di tasso di circolarità, continua a posizionarsi tra i primi paesi europei, con un dato al 2021 pari al 18,4%, ma in calo rispetto all’anno precedente. Nella classifica della circolarità fra le cinque principali economie europee (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) restiamo in testa, ma in quella sulle performance degli ultimi cinque anni perdiamo posizioni perché altri stanno cambiando più velocemente.

Per quanto riguarda Iren, il Gruppo ha intuito e previsto l’importanza di questa tematica, e si è da tempo mosso di conseguenza, con diversi progetti come la costruzione di impianti di recupero dei materiali preziosi dai RAEE, i rifiuti elettronici. Un esempio è l’innovativo impianto per il trattamento dei RAEE che Iren realizzerà in Valdarno, in provincia di Arezzo: si tratta del primo progetto in Italia per l’estrazione di metalli preziosi da schede elettroniche che utilizza un processo idrometallurgico a ridotto impatto ambientale. Questo si aggiunge ad un impianto già attivo a Volpiano, in provincia di Torino, che si distingue perché fa ampio ricorso all’intelligenza artificiale, con l’utilizzo di robot che separano i pezzi che vengono poi avviati al recupero.

Ma il tema dell’economia circolare non è riducibile alle terre rare: la sua importanza in ottica di transizione energetica va molto oltre. Ad esempio, il Gruppo Iren ha inaugurato di recente l’impianto FORSU di Reggio Emilia, in grado di trattare 100mila tonnellate di residui organici differenziati e 67mila tonnellate di frazione verde (sfalci e potature), producendo ogni anno 9 milioni di metri cubi di biometano, sufficiente a riscaldare, in un anno, 4600 famiglie o, in alternativa, alimentare 7.600 autovetture. Ma si pensi anche all’Impianto Circular Wood Vercelli, primo e unico in Italia per tipologia e tecnologia, che recupera il legno di scarto e prevede fino a dieci linee produttive per la realizzazione di pallet e pallet block 100% circolari. O ancora, è il caso del Polo dell’Economia Circolare di Scarlino, un progetto innovativo e integrato.

Tutto ciò fa parte del Piano strategico al 2030 da 10,5 miliardi in cui l’economia circolare rappresenta uno dei driver principali. Come multiutility, Iren può essere uno straordinario abilitatore nello sviluppo di questo settore, essendo presente sul territorio. La visione del Gruppo rappresenta un modello di sviluppo sostenibile che combina innovazione tecnologica, responsabilità sociale e crescita economica. Iren intende essere leader nella transizione energetica, dimostrando che è possibile costruire un futuro in cui progresso e sostenibilità si integrano armoniosamente.

MF35,

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